Il "Bacio" e il perbenismo ottuso di Facebook

Il "Bacio" e il perbenismo ottuso di Facebook

Ieri, è l'ennesima volta che capitano cose simili, Facebook ha bloccato una foto postata da una società che organizza eventi d'arte per promuovere la mostra di Auguste Rodin prevista tra un paio di mesi a Treviso. L'immagine che il social network ha oscurato è Il bacio, forse l'opera «d'amore» più famosa della storia dell'arte (non a caso scelta come cartellone dell'esposizione) giudicata offensiva perché «esibisce eccessivamente il corpo e presenta contenuti allusivi». Da qui la comprensibile polemica sui perversi meccanismi e gli incomprensibili criteri che stanno dietro l'operato di Facebook, moloch dai mille occhi digitali ma cieco. Il quale - in modo inspiegabile - a volte blocca veri capolavori (esempio classico, L'Origine du monde), considerati «nudo pornografico» (è appena successo alla Allegoria del tempo di Guido Cagnacci postata per lanciare la mostra Rinascimento Romagna), altre volte invece lascia passare la peggiore immondizia visiva. Ora: ci si può scandalizzare e gridare all'ignoranza di Facebook, alla stupidità della Rete, ai bacchettoni della Silicon Valley etc etc. Oppure si possono fare un paio di considerazioni. Queste. Prima considerazione. Ma il filtro adottato da Facebook si può considerare censura? Forse no. Non è un atto volontario: l'immagine viene letta da un algoritmo, per il quale un seno è un seno e basta, indifferentemente dal fatto l'abbia scolpito Rodin o fotografato un voyeur. A essere ottimisti si può pensare che si tratti di un limite tecnico destinato ad essere risolto col tempo. In questo caso, fine della discussione. Seconda considerazione. È legittimo il sospetto (ad esempio di chi scrive, ndr) che qualcuno ci giochi. La parola «censura» è il miglior claim di cui può disporre un manager culturale o un artista in cerca di visibilità. Diciamo che nel caso della mostra di Rodin il curatore, Marco Goldin, ha sfruttato al meglio l'incidente di Facebook proprio nel giorno di apertura delle prenotazioni. E in questo caso le falle del sistema informatico fanno il paio con le malizie umane. Quindi? Quindi servono: più attenzione da parte degli occhiuti vigilantes di Facebook e meno vittimismo da parte di curatori o sedicenti artisti.

Poi, l'ultima osservazione. Se davvero, come si dice, Mark Zuckerberg, il Signore di Facebook - una terra di nessuno dove valgono regole di cui nessuno conosce la ratio - sarà il prossimo candidato alla presidenza Usa, beh... Dio ci scampi.

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