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Da Bagnoli a Roma, il flirt a 5 Stelle coi violenti

Spesso schierati con i centri sociali. Quando Grillo invocò i poliziotti: «Abbracciate chi protesta»

Da Bagnoli a Roma, il flirt a 5 Stelle coi violenti

«Soldato blu, non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini? Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco». Così nel novembre del 2012 Beppe Grillo esortava la polizia a passare dalla parte dei manifestanti che mettevano a ferro e fuoco mezza Italia per protestare contro i tagli alla scuola. Sono trascorsi quasi cinque anni, da allora ne è passata di acqua sotto i ponti dell'identità politica di un movimento che aspira alla guida del Paese, ma l'anima antisistema riemerge come un fiume carsico a ogni corteo, scontro, braccio di ferro tra la galassia antagonista e le istituzioni. E ora che il M5s ha ufficialmente due facce, quella originaria di lotta e quella rinnovata di governo, che si specchia nei giovani tratti di Luigi Di Maio, la crepa di allarga. E non basta la svolta legalitaria impressa dal premier in pectore per soffocare le frange idealmente vicine all'antagonismo, dove le parole della consigliera regionale M5s che ha chiesto di liberare uno dei responsabili delle violenze di ieri sono tutt'altro che un'eccezione.

Primo maggio scorso, è ancora il capoluogo piemontese a essere teatro di violenze tra le forze dell'ordine e centri sociali che forzano il divieto di entrare a piazza San Carlo e vengono caricati dalla polizia. Per il capogruppo del M5s in comune, Alberto Unia, è colpa della questura: «Chiudere la piazza e non consentire a qualcuno di poter manifestare il dissenso crea tensioni inutili che minano il processo democratico». D'altronde quel giorno a sfilare c'era anche una consigliera comunale grillina Maura Paoli, che subito dopo essere finita in mezzo alle manganellate accusava: «La situazione era tranquilla e lasciar manifestare sarebbe stata la soluzione migliore». E un collega, Simone Borgarello, consigliere in provincia di Imperia scriveva su Facebook: «Mandiamoli a casa: i celerini!!!». Altro che solidarietà alle forze dell'ordine.

Ancora, novembre 2014: momenti di forte tensione a Bagnoli, Napoli, durante la protesta indetta dai centri sociali, sindacalismo di base, associazioni ambientaliste contro lo Sblocca Italia. Tredici agenti rimangono feriti. A comporre il corteo antagonista, non ci sono semplici militanti grillini, ma rappresentanti dei Cinque stelle del calibro di Roberto Fico. Tutti faranno sapere di non essere stati presenti al momento degli scontri, ma la posizione dei pentastellati si riassume in un'interpellanza accusatoria della senatrice grillina Paola Nugnes contro le cariche dei poliziotti: «I responsabili di quanto accaduto ieri a Bagnoli sono tutti, da chi ha rotto i cordoni e tirato i sassi a chi ha lanciato lacrimogeni e picchiato coi manganelli. Sono responsabili coloro che hanno impartito gli ordini».

L'ultima frattura, in ordine di tempo, nel movimento ormai bipolare, risale ad agosto, quando Fico, esponente dell'ala ortodossa, ha condannato l'uso della forza nello sgombero di via Curtatone a Roma: «Uno Stato così non mi rappresenta».

Negli stessi istanti il suo futuro «capo politico», Di Maio, tuonava: «Allucinante che faccia più notizia la frase dell'agente e non i lanci contro le forze dell'ordine».

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