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In ballo governatori, congresso e pure referendum

Gli elettori scelgono anche senatori e deputati. Cento i quesiti tra pena di morte, armi e porno

In ballo governatori, congresso e pure referendum

New York Tra ventiquattr'ore i cittadini americani andranno alle urne per scegliere il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Ma oltre a decidere a chi consegnare le chiavi della Casa Bianca tra Hillary Clinton e Donald Trump dovranno compiere altre scelte molto importanti per il futuro del Paese. Come accade ogni due anni, infatti, si vota per rinnovare l'intera Camera dei rappresentanti (ossia tutti i suoi 435 deputati per un biennio), e un terzo del Senato (34 dei 100 senatori per un termine di sei anni). Vengono eletti anche 12 su 50 governatori dell'Unione, e infine 35 stati si esprimono su oltre cento proposte di referendum, dalla legalizzazione della marijuana al salario minimo.

L'attenzione è concentrata soprattutto sul Congresso: l'ultimo, eletto nel 2014, è stato quello con la più larga maggioranza repubblicana da decenni, ma con la spaccatura degli ultimi mesi tra Trump e il Grand Old Party, la destra potrebbe perdere terreno. In particolare al Senato, dove la corsa è molto importante perché c'è in ballo un seggio vacante alla Corte Suprema: i giudici del massimo organo giudiziario americano, infatti, vengono nominati dal presidente, ma devono essere confermati dal braccio più alto del Congresso. Dopo la morte di Antonin Scalia, Barack Obama ha scelto Merrick Garland, un centrista, ma il Senato si è finora rifiutato di dare il via libera a tale nomina. Mentre la Camera dovrebbe rimanere in mano ai repubblicani (a meno di una vittoria a valanga di Hillary, che ad oggi appare alquanto improbabile) il Senato potrebbe passare ai democratici. Per riguadagnarne il controllo l'Asinello dovrebbe strappare al Gop cinque seggi se vince Trump o quattro se è la Clinton ad avere la meglio (negli Usa il vicepresidente è anche presidente del Senato e può votare in aula).

Secondo RealClearPolitics, due tra questi risultano già sul punto di cambiare colore, mentre per altri cinque la corsa è serratissima. Per quanto riguarda i dieci seggi al momento democratici, invece, l'unico a rischio è in Nevada. Inoltre, si va al voto per eleggere i governatori di dodici stati dell'Unione (e due territori), ossia Delaware, Indiana, Missouri, Montana, New Hampshire, North Carolina, North Dakota, Oregon, Utah, Vermont, Washington, West Virginia, Puerto Rico e le isole Samoa americane. E a livello locale, gli elettori si devono esprimere su tantissimi referendum, alcuni dei quali su temi che spaccano l'opinione pubblica. In Arizona, Colorado, Maine e Washington, per esempio, si decide se aumentare il salario minimo da 12 a 13,50 dollari l'ora entro il 2020. Gli elettori della California, invece, votano sulla legalizzazione della marijuana per uso ricreativo per chi ha più di 21 anni, oltre che sulla richiesta agli attori di film porno di indossare il preservativo. Al vaglio ci sono anche norme sulla restrizione delle armi da fuoco: in California si vota sull'obbligo dei controlli preventivi per chi vuole comprare munizioni, in Maine e Nevada per regole più stringenti sull'acquisto di pistole e fucili.

In Nebraska, Oklahoma e California, infine, oggetto del referendum sono diverse disposizioni riguardanti la pena di morte.

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