Guerra in Ucraina

Banche e titoli del Pnrr "votano" stabilità. Ma c'è chi mira a Mosca

Borsa a rischio sbandata senza Draghi. Con meno sanzioni, bene energia e lusso

Banche e titoli del Pnrr "votano" stabilità. Ma c'è chi mira a Mosca

La crisi di governo arriva in un momento molto delicato per alcuni dossier industriali rimasti aperti e per i mercati, stretti nella morsa dell'inflazione e con la crisi energetica che minaccia di abbattere il Pil (-2% l'attesa in caso di stop al gas russo). Ma i giochi di palazzo, si sa, non fanno i conti con l'economia.

Diversamente, gli occhi degli investitori e degli analisti sono tutti puntati sui fondamentali economici e su dossier chiave come Tim, Alitalia, Ilva e Mps, alle prese con importanti riassetti che coinvolgono il governo.

In questo contesto di incertezza sono tanti i settori e i titoli di Piazza Affari che potrebbero essere penalizzati dall'uscita di scena di Mario Draghi in qualità di premier. Ma ci sono anche titoli che si salvano o settori che potrebbero rialzare la testa, in particolare quelli che sono stati penalizzati dalla politica delle sanzioni contro la Russia.

Secondo Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte, «l'incertezza è massima: da un lato abbiamo un'inflazione record e le contromisure restrittive messe in campo dalle banche centrali, dall'altro abbiamo la guerra ucraina che agita la politica internazionale, pone gravi rischi sulle forniture di gas e acuisce i problemi dell'inflazione. La situazione di instabilità che si è delineata pesa chiaramente sul mercato borsistico italiano e dovrebbe impattare soprattutto i titoli domestici, come quelli bancari e assicurativi». Da Unicredit a Intesa Sanpaolo, passando per Bpm o Generali, la salita dello spread comporterebbe un generale aumento dei tassi che si tradurrebbe in oneri per chi ha in pancia titoli di Stato.

Questo, a bocce ferme, senza lo scudo anti-spread allo studio in Europa.

Intermonte prevede implicazioni negative anche per i titoli, come Tim, che necessitano di un quadro politico definito per attuare importanti scelte strategiche.

Non a caso, proprio su questo fronte ieri fonti di Cdp hanno precisato che «il progetto di integrazione tra le reti di Tim e Open Fiber in una unica infrastruttura nazionale è industrialmente valido e il confronto tra le parti prosegue, indipendentemente dal dibattito politico in corso». Il dossier riguarda le trattative avviate dal memorandum firmato lo scorso 29 maggio tra la Tim di Pietro Labriola, Cdp Equity, Open Fiber, Macquarie e Teemo (Kkr). Ma il mercato, al momento, è scettico. Nell'ultima seduta il titolo è sceso a 0,23 euro, cedendo in due giorni oltre il 6 per cento.

Sempre secondo Intermonte, anche l'esecuzione del Recovery Plan potrebbe essere a rischio e con lui tutti i titoli che ne beneficiavano: Acea, Buzzi Unicem, Danieli, Iren, Inwit, SeSa, Digital Value, Hera, Prysmian, Reply, Snam, Webuild e altri. In generale tutte le aziende di Stato - da Enel a Terna - potrebbero essere impattate da un rischio Paese.

D'altro canto, l'uscita di scena di Draghi e possibili nuove elezioni non dipingono all'orizzonte solo uno scenario in rosso. Secondo Intermonte ci sono infatti alcuni titoli che per la tipologia dei loro business, non dovrebbero risentire della crisi in corso, come già accaduto in passato in periodi di simile incertezza: tra questi Moncler, Campari e Diasorin. Con loro quindi potrebbero salvarsi tutte le aziende che esportano, soprattutto verso gli Usa, e settori quali il lusso e il food.

Guardando invece ai settori legati alla politica delle sanzioni alla Russia potrebbero beneficiare di un allontanamento di Draghi i titoli dell'energia e dei beni di consumo: Maire Tecnimont, Geox, Tod's, Ferragamo, Buzzi , Safilo, Pirelli e Recordati. A tifare per l'uscita di scena di Draghi potrebbero essere quelle 300 aziende del settore industriale, dei servizi e dell'agroalimentare che hanno rapporti con la Russia.

Il tutto mentre le Borse si avviano oggi a una seduta volatile in vista di giovedì, quando la Bce alzerà i tassi dell'area euro per contrastare l'inflazione, aumentando così il costo del denaro (le attese sono per un rialzo di 25 punti base).

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