
Un po' all'atto pratico, e in parte giocando sulla narrazione, la Russia è quasi sempre riuscita a mantenere in discreta salute la propria economia nonostante le restrizioni imposte dall'Occidente. Il 18esimo pacchetto di sanzioni adottato ieri dall'Ue rischia questa volta di far vacillare le certezze di Putin e generare incubi al ministro dell'Economia Maxim Reshetnikov, che lo scorso 18 giugno aveva parlato apertamente di "fase di recessione in corso". Le nuove sanzioni, alle quali si aggiungeranno a breve anche quelle britanniche, includono significative misure in ambito energetico, finanziario e commerciale. L'obiettivo è far implodere Mosca, costringendo il Cremlino a una trattativa con Kiev senza il piglio di chi vuol dettare le regole.
Entrando nel dettaglio, il pacchetto introduce un nuovo meccanismo dinamico di Oil Price Cap che fisserà il prezzo del 15% in meno rispetto a quello medio di mercato del greggio russo. La soglia per l'oro nero di Mosca viene fissato a 47,6 dollari al barile invece di 60. Sul price cap si unisce all'Ue anche Londra, e il premier Starmer promette un nuovo pacchetto di sanzioni britanniche anti-Mosca mirate contro i servizi d'intelligence militare, accusati d'interferenza, cyber-attacchi e minacce ibride contro Regno e alleati.
Viene incluso un nuovo divieto di transazione per Nord Stream 1 e 2, nonché di importazione di prodotti petroliferi raffinati ottenuti da greggio russo acquisito in qualsiasi Paese terzo (ad eccezione di Norvegia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Svizzera). Questo mira a colmare una scappatoia che consentiva fino a oggi alla Russia esportazioni indirette di greggio utilizzato per scopi di raffinazione. Le nuove sanzioni comprendono l'inserimento di 105 nuove navi (diventano 400) nella flotta ombra che la Russia utilizza per aggirare le sanzioni sull'esportazione di petrolio. Svolta importante nel settore degli scambi finanziari: la preclusione per Mosca all'accesso alla rete globale di banche Swift diventa un divieto completo sulle transazioni, e altri 22 istituti di credito (anche 2 cinesi, c'è l'ira di Pechino) vengono aggiunti alla lista di quelli tagliati fuori dal servizio internazionale. Il pacchetto contiene anche ulteriori divieti di esportazione per limitare l'accesso della Russia a tecnologie avanzate, come quelle del sistema militare-industriale per produrre missili Iskander. Da qui la decisione in serata da parte di Mosca di stracciare l'accordo di cooperazione tecnico-militare con il governo tedesco.
"Stiamo colpendo il cuore della macchina da guerra russa" ha scritto su X la presidente della Commissione europea Von der Leyen. Per Macron "sono sanzioni senza precedenti, gli attacchi devono cessare immediatamente", per la neo-premier ucraina Yulia Svyrydenko "sono state introdotte misure che avvicinano la fine della guerra", e Zelensky chiosa ricordando di essere stato ispiratore delle restrizioni.
La reazione di Mosca è nelle parole di Peskov che parla di una Russia "ormai immune alle sanzioni", e avverte: "Sono un'arma illegale a doppio taglio che colpirà anche chi le ha emesse". Meno diplomatico l'ex presidente Medvedev che insulta Von der Leyen con frasi sessiste, e definisce i 27 Ue "nazioni ricoperte di letame".