L'accordo tra l'Italia e l'Unione europea sui rimborsi ai risparmiatori è stato messo nero su bianco nei giorni scorsi e coprirà il 90% della platea interessata. Il ministero dell'Economia ha fatto sapere, nel corso del vertice informale Ecofin di Bucarest, che la soluzione del problema degli indennizzi ad azionisti e obbligazionisti subordinati coinvolti nei crac bancari è vicina. Manca, però, l'ultimo miglio, cioè l'accordo politico. Lo schema messo a punto dal Tesoro con il placet di Bruxelles si basa, infatti, sui cosiddetti «requisiti sociali» come precondizione di accesso ai rimborsi, ossia un reddito Isee di 35mila euro e un patrimonio fino a 100mila euro. «Lavoriamo a stretto contatto e in modo costruttivo e spero che potremo arrivare a risultati positivi», ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, sostanzialmente aprendo a un esito positivo del confronto. Sarà, tuttavia, il premier Giuseppe Conte a dover tradurre quest'intesa in atti. Il presidente del Consiglio lunedì dovrà spiegare ai rappresentanti delle associazioni, convocati a Palazzo Chigi, che l'unica via per far partire finalmente i ristori è assecondare le richieste dell'Ue. Dovrebbe dunque essere istituita una corsia preferenziale per i risparmiatori colpiti duramente in virtù della loro condizione economica, mentre per tutti gli altri sarebbe previsto un esame di merito da parte della commissione di 9 esperti istituita al ministero. Le associazioni delle vittime dei crac bancari hanno sempre espresso sgradimento per questa ipotesi tant'è vero che i loro referenti pentastellati avevano scritto la norma nella legge di Bilancio cercando di venire incontro ai loro desiderata. Trovare una nuova mediazione sarà molto difficile.
Per alcuni risparmiatori «truffati» che rischiano di non vedere tornare indietro, almeno in parte, il proprio denaro ci sono alcuni «truffatori» che potrebbero continuare ad accedere a benefici pubblici. Sono i paradossi del dl Crescita. L'ultima bozza (nella quale la questione rimborsi non compariva più) contiene alcune disposizioni che aumentano gli incentivi per la produzione(solare, eolico, biomasse tra gli altri) di energia da fonti rinnovabili. Si tratta di una piccola maggiorazione per gli utenti (gli incentivi sono finanziati con le bollette, ndr) che vale tra i 100 e i 200 milioni di euro. Tuttavia l'ultimo comma dell'articolo prevede che la maggiorazione si applichi anche «agli impianti oggetto di procedimenti amministrativi in corso e, su richiesta dell'interessato, a quelli definiti con provvedimenti del Gse di decadenza dagli incentivi oggetto di procedimenti giurisdizionali pendenti nonché di quelli non definiti con sentenza passata in giudicato». Poiché l'accesso agli incentivi è stato spesso oggetto di indagini della magistratura, la norma stabilisce che se un produttore non è condannato con sentenza definitiva può continuare a beneficiarne.
Sempre in tema di rispetto dell'ambiente bisogna ricordare che ieri finalmente è stata scritta la parola fine sullo psicodramma dell'ecobonus. È stato registrato alla Corte dei Conti, e sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, il decreto del ministero dello Sviluppo che rende operativa l'erogazione dell'incentivo. Riduzione di prezzo di 6mila euro (4mila senza rottamazione) per auto come Bmw i3, Citroën C-Zero, Nissan Leaf, Smart Fortwo EQ, Volkswagen e-Up! ed e-Golf e Tesla Model 3. Sconto di 2.500 euro (1.
500 euro senza rottamazione) per le ibride come Audi A3 e-Tron, Bmw Active Tourer 225xe, Mercedes GLC 350e, Mini Countryman Cooper S E e Toyota Prius Plug-in Hybrid. Scettici gli addetti ai lavori: il chiarimento arriva quando il mercato è già stato danneggiato dalla confusione, inoltre gli stanziamenti sono modesti.
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