Golpe in Turchia

Il bancomat, luogo comune di ogni crisi

Da Istanbul a Londra e Atene, le file agli sportelli elettronici sono un classico

Il bancomat, luogo comune di ogni crisi

S e vuoi tenere d'occhio la libertà, la democrazia, la pace, la giustizia, tieni d'occhio il bancomat. Se vedi lunghe file per ritirar soldi da quella macchinetta sputasoldi solitamente neutra, vuol dire che qualcuno sta cercando di fotterti. Vuol dire che chi ti sta attorno sente odore di fregatura e/o di rivoluzione e/o di crisi e/o di guerra. Vuol dire che è meglio se ti svuoti il conto corrente e rimpinzi il materasso: un consulente, quest'ultimo, che non ha mai cercato di fregarti, di venderti un «prodotto finanziario» o un titolo tossico (e che peraltro il bancario lo fa di secondo mestiere).

Le scende viste ieri a Istanbul e ad Ankara (e certamente pure a Bursa, a Izmir, a Gaziantep) nelle concitate ore del golpe (vero o farlocco poco importa) sono quelle già viste in Grecia nella scorsa lunga estate in cui Atene rischiò il fallimento: lì la coda all'Atm divenne una sorta di topos drammaturgico dell'allontanarsi del Paese che ha inventato la democrazia dal resto dell'Europa. Un vecchio pianse seduto su un gradino basso accanto alla sua filiale bancaria e divenne il simbolo di quello che tutti potevamo diventare. Gente a cui da un giorno all'altro dicono: ehi, i tuoi soldi non valgono più nulla, oppure non ti appartengono più. Peccato, sei arrivato tardi, oppure sei nato dalla parte sbagliata del mondo.

Tragedie greche ma anche cipriote: tre anni fa l'isola, nell'indifferenza quasi generale, rischiò di affondare nel Mediterraneo e i naufraghi cercarono di farlo con le tasche piene di contanti. E la contegnosa Gran Bretagna? Un mese fa, quando il Paese stava per affrontare il bivio della Brexit, gente paziente si mise in coda ai cash dispenser ad arraffar sterline.

Le facce, le facce, le facce. Dignitose, solenni, con un filo d'ansia a muovere il labbro. E se la macchinetta si guasta? E se quando sono lì non mi ricordo il pin? E se i soldi finiscono? E se quel signore con la canottiera chiazzata di sudore si prende gli ultimi euro prima della fine? E se il bancomat mi mangia la carta e ciao?

Nel dubbio prelevo. È il mantra di questo millennio breve, ammalatosi subito dopo il parto e ora deformato dall'instabilità, dal terrorismo, dalla disoccupazione. Prendi i soldi e resta. Mettiti in trincea. Spendi poco e conta bene. Il nemico ti ascolta. Ti spenna. Le mele scarseggiano, il pane non c'è più. E tu chissà quando potrai tornare a far la fila per prendere un altro po' di quel maledetto contante.

La democrazia si misura al bancomat. Ogni giorno senza fila è un giorno sereno. Libertà. Fraternità.

Liquidità.

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