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Il "bancomat" pensioni: la rivalutazione è mini ma i tagli restano maxi

Scure sugli assegni di vedove e familiari Denuncia dei sindacati: persi 3,5 miliardi

Il "bancomat" pensioni: la rivalutazione è mini ma i tagli restano maxi

Archiviata la legge di Bilancio si torna a parlare di pensioni. Lo fa il premier Giuseppe Conte dicendo che il governo tornerà ad occuparsene. Giorgia Meloni (Fdi), protesta e prende di mira la tradizionale circolare di dicembre con la quale l'Inps stabilisce soglie della rivalutazione delle pensioni e i limiti di reddito oltre i quali scattano le riduzioni per alcune prestazioni comprese le invalidità e le pensioni di reversibilità. La sintesi delle novità per le pensioni del 2020 potrebbe essere riassunta così: mini rivalutazione per tutti con possibile conguaglio a fine anno, tagli pieni e immediate per «le vedove».

La circolare 147 dell'11 dicembre ha fissato allo 0,4% il livello massimo della rivalutazione delle pensioni, con la possibilità di un conguaglio a fine anno. L'anno scorso non c'è stato conguaglio ma il recupero dell'inflazione è stato dell'1,1%.

Lo 0,4% è il livello massimo, ma il recupero cambia a seconda dell'entità della pensione. Nelle tabelle Inps manca la novità introdotta dalla legge di Bilancio, che non è ancora in vigore: la rivalutazione piena è prevista solo per i trattamenti fino a tre volte il minimo, quindi 1.539 euro e non 2.052, quattro volte il minimo, previsto dalla ultima manovra. Dettagli, visto che la fascia superiore avrà una rivalutazione dello 0,388.

La perequazione (il recupero dell'inflazione) è stata fissata da un decreto del ministero dell'Economia del novembre scorso e segue i criteri stabiliti dal primo governo di Giuseppe Conte. I sindacati lamentano una perdita per i pensionati di 3,6 miliardi nel triennio 2019/2021 rispetto alla rivalutazione piena degli assegni, che resta la priorità, spiega Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.

A fronte di una rivalutazione mini ci sono i tagli di sempre, consistenti e fissi, riservati alle cosiddette pensioni delle vedove e alle invalidità. Tagli drastici per chi percepisce una pensione di reversibilità (cioè familiari di un pensionato deceduto) e percepisce altri redditi. L'assegno è già pari al 60% nel caso di un coniuge senza figli. Se il reddito extra supera di tre volte l'importo minimo Inps la percentuale scende al 45%, 36% fino a 5 volte il minimo e il 30% oltre questa soglia. Quindi oltre 33.346 euro di reddito annuo, il superstite percepirà la metà dell'assegno pieno. Nel caso delle invalidità il taglio è del 50% per gli assegni superiori a 5 volte il minimo e del 25% tra 4 e 5 volte il minimo.

Per le pensioni in essere, spiega Proietti, i sindacati oltre alla piena perequazione «pre Monti-Fornero» chiedono la quattordicesima per gli assegni fino a 1.500 euro al mese.

Per le pensioni future Conte ha detto che «continueremo a interrogarci». I sindacati sperano in un «confronto vero».

Sul tavolo ci sono varie ipotesi per evitare che nel 2022 la fine di Quota 100 (62 anni e 38 di contributi) crei uno scalone intollerabile. Tra queste, un'altra quota: 64 anni di età e 36 di contributi, ma con un calcolo esclusivamente contributivo dell'assegno.

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