Cronache

Basta chiamare le inchieste con titoli lesivi. Anche i grillini giustizialisti votano la norma

Recepita la direttiva Ue: spariranno appellativi come "Mafia capitale"

Niente più titoli lesivi della presunzione di innocenza alle inchieste giudiziarie. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il decreto legislativo che di fatto toglie la sceneggiatura a tutto il clamore mediatico innestato dai pm. Niente più Mani pulite, o Mafia capitale, quindi, per appellare le inchieste in atto. I pubblici ministeri avranno un freno che sa di garantismo, ma che viene stranamente messo anche dai ministri 5 stelle, che dando il loro assenso al decreto vedono disinnescare quel potere mediatico che hanno sempre assecondato.

Il provvedimento è attuativo di una direttiva dell'Unione europea del 2016, ma che era stata recepita dall'Italia solo a marzo scorso, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.

Come si ricorderà, in passato gli appellativi alle inchieste avevano contribuito a indicare come colpevoli personaggi poi risultati innocenti e assolti, che si sono trovati affibbiate etichette difficili da scardinare. È il caso, ad esempio, del politico Gianni Alemanno, assolto a luglio scorso dalle accuse di corruzione legate all'inchiesta «Mafia Capitale». Più tutele per indagati e imputati, quindi, che si vedranno almeno garantire di non dover subire processi mediatici prima della conclusione dell'iter giudiziario. Il decreto legislativo è stato sollecitato con urgenza da un emendamento del deputato Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione.

Oltre alla parte sui titoli lesivi, nel decreto si inserisce anche che «durante la celebrazione delle udienze, si richiede una valutazione, caso per caso, della necessità di ricorrere all'uso delle manette e della presenza di imputati all'interno delle gabbie».

A tutela della persona sottoposta a indagini o processata, in stretta attuazione della direttiva, si estende poi «a tutte le pubbliche autorità il divieto di indicare come colpevole il soggetto, fino a sentenza definitiva. Rispetto alla diffusione di informazioni su indagini in corso, in recepimento di prassi già adottate da più uffici giudiziari, il Procuratore capo potrà comunque ricorrere a comunicati stampa e, per casi di particolare rilevanza, a conferenze stampa».

Adesso il decreto dovrà passare all'esame delle commissioni parlamentari che potranno applicare le dovute modifiche.

Un punto importante, quello fissato, anche perché nell'era dei social i processi mediatici hanno ottenuto una rilevanza tale da compromettere spesso la serenità di chi finisce a processo.

Considerando che la percentuale delle assoluzioni e delle archiviazioni è altissima, in questo modo si dovrebbe mettere definitivamente la parola «fine» ai lunghi calvari di chi finisce sul banco degli imputati, come capita a volte per pura strumentalizzazione o per esser finito ingiustamente in inchieste che pm e supporter dei titoli lesivi hanno appellato ad hoc.

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