Prima la pandemia, poi la guerra. Lo stato di emergenza non è mai realmente cessato, è solo mutato. Quando il mese scorso pensavamo di esserci finalmente buttati alle spalle due anni di chiusure, restrizioni e problemi economici, ci siamo ritrovati (senza quasi accorgercene) a dover affrontare un altro terremoto che con sé ha portato uno tsunami fatto di inflazione, crisi energetica e pil negativo.
In assoluta continuità con i mesi passati, quando già abusava della terminologia bellica per descrivere la battaglia contro il coronavirus, la politica è tornato a chiedere agli italiani sacrifici. Lo ha fatto Giuseppe Conte quando si è trovato a gestire (maldestramente) le prime ondate di pandemia, lo sta facendo adesso Mario Draghi mettendoci davanti ad una scelta a dir poco mal posta: la pace nel mondo o il condizionatore acceso a manetta? Sappiamo benissimo che abbassare di un paio di tacche la temperatura negli uffici non basterà a far rientrare l'emergenza energetica né tantomeno a mettere al riparo il Sistema Italia da un'ondata insostenibile di rincari ed extra costi.
Condizionatori a parte, gli italiani, ormai sfiancati da due anni di pandemia, stanno già toccando con mano le conseguenze della guerra in Ucraina e delle doverose sanzioni alla Russia. I sacrifici, li stanno facendo da settimane. Il peso dei rincari su benzina, generi alimentari e bollette iniziano a pesare sui conti di fine mese. E il peggio deve ancora venire: quando le aziende non riusciranno a sostenere la pressione, si tornerà a paventare fallimenti, invocare bonus e temere l'indice della disoccupazione. Molto presto il pil recuperato dopo un anno di lockdown scriteriati sarà una mera chimera.
Sacrifici, dunque. Li mettiamo in conto, per carità. Non ci tiriamo indietro, non possiamo permettercelo. Ma la politica non può continuare a chiedere e basta. Per la seconda volta nel giro di pochi anni si è fatta trovare del tutto impreparata a gestire situazioni emergenziali. Colpa di scelte scellerate prese in passato, per carità. Nessuno poteva infatti prevedere il Covid, ma è stata la politica a tagliare all'inverosimile la Sanità e a non rinnovare il piano pandemico. Questi errori, insieme alla strampalata e ritardataria gestione giallorossa delle prime ondate di coronavirus, hanno gettato il Paese in una crisi che ha pesantemente minato la nostra economia.
Lo scoppio della guerra in Ucraina era sicuramente più prevedibile della pandemia. Eppure nessuno è mai corso ai ripari. E così, appena Putin ha dato il via all'"operazione speciale", ci siamo accorti che dipendiamo dal gas russo e che senza quel gas le nostre aziende possono anche chiudere. Un'ovvietà per i più. Ma non per i pasdaran dell'ambientalismo che da decenni si oppongono a tutto (centrali nucleari, gasdotti, trivelle, termovalorizzatori, rigassificatori) per inseguire le inutile chimere che ci hanno portati dritti dritti nel pantano in cui annaspiamo oggi.
Gli italiani sono disposti ad affrontare altri sacrifici, ma la politica abbia un sussulto.
Come ha forzato la mano per tirarci fuori dall'emergenza Covid, faccia altrettanto per tirarci fuori dall'emergenza energetica: faccia piazza pulita dei "signor no" e ponga le basi per un vero sviluppo energetico del Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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