New York Primato americano e lotta all'Isis. Questi i due capisaldi su cui si è basata la fugace quanto lapidaria incursione di Donald Trump nella politica estera durante il suo discorso di insediamento alla Casa Bianca. Un discorso durato 16 minuti, pratico e breve: nulla di più, del resto, di quanto paventato nel corso della campagna elettorale o durante il periodo di transizione successivo alla storica elezione dell'8 novembre. Trump d'altra parte ha sempre detto, da navigato business man, che preferisce non mettere a nudo le sue intenzioni prima del tempo (darebbe un vantaggio competitivo agli avversari, dentro e fuori i confini nazionali). Ma ce n'è abbastanza per capire che il nuovo Commader in Chief darà ampio seguito a quanto anticipato nel corso di questi ultimi dodici mesi, in barba ai profeti della virata verso l'approccio soft da parte del tycoon una volta insediatosi.
Invece così non è stato. Le parole del neo presidente hanno i toni del manifesto politico, o ancor di più filosofico, con valenza erga omnes, ovvero valido per l'America e il resto del mondo. Dalla scalinata di Capitol Hill, dopo i ringraziamenti di circostanza a Barack e Michelle Obama, la ormai ex coppia presidenziale, che definisce «magnifica», Trump non concede più nulla a quella che definisce la vecchia politica di Washington. Un affondo diretto a chi lo ha preceduto, ma che di riflesso ha come obiettivo finale i leader di tutto il pianeta. E lo dimostra proprio affermando che «ogni nazione ha diritto di mettere prima propri interessi». The Donald spiega che gli interessi statunitensi vengono prima di quelli di ogni altro Paese, organizzazione internazionale o sovranazionale. Questo è applicabile anche alla categorie delle alleanze: ovvero nell'interesse Usa saranno riviste e riorganizzate le partnership con gli altri Stati, così come le membership nelle organizzazioni di appartenenza, in primis la Nato. E a dargli manforte arriva poco dopo anche la Casa Bianca, che parte in quarta con la nuova gestione facendo rimbalzare sul suo sito alcuni stralci dell'agenda politica di Trump. Tra cui è prevista appunto la revisione del Nafta, l'accordo di libero scambio tra Usa, Canada e Messico fortemente voluto da Bill Clinton, e l'eliminazione in toto del Tpp (Trans-Pacific Partnership).
La priorità dell'America di Trump nell'agenda di politica estera è fuori discussione: la lotta al terrorismo, con il tycoon che addirittura parla di cancellazione dello Stato Islamico in tutte le sue declinazioni dalla faccia della terra. «Sconfiggere l'Isis e il terrorismo islamico sarà la nostra priorità», si legge. «Lavoreremo con i partner internazionali per tagliare i fondi ai gruppi terroristici, e ci impegneremo in una cyber-guerra per distruggere e disabilitare la propaganda - si afferma ancora - Nel perseguire una politica estera basata sugli interessi americani, ricorreremo alla diplomazia. Il mondo deve sapere che non andiamo all'estero in cerca di nemici». Il nuovo inquilino di Pennsylvania Avenue promette di impiegare ogni risorsa possibile nel combattere l'estremismo islamico, ma sul tavolo c'è anche lo scudo spaziale per difendere gli Usa da eventuali minacce di Paesi come Iran e Corea del Nord.
E visto che nel suo discorso ha detto chiaramente «basta chiacchiere, è ora di agire», Trump non perde tempo, firmando i primi provvedimenti subito dopo la cerimonia. Alcuni dei quali riguardano proprio la politica estera, a partire dalla stretta sugli ingressi in Usa che potrebbe arrivare lunedì, all'interno di un pacchetto di misure per rafforzare la sicurezza dei confini nazionali. Per ora niente muro anti clandestini al confine con il Messico, ma restrizioni sul fronte dei visti che potrebbero riguardare anche i cittadini europei, visto che l'obiettivo è quello di «controlli estremi» su tutti coloro che vengono da «Paesi dove è presente il terrorismo islamico».
Dunque anche Francia, Belgio, Germania e forse Italia. Ma c'è pure l'avvio di negoziati per un nuovo patto commerciale con la Londra post-Brexit e il piano del Pentagono per il possibile invio di più soldati in Siria per la conquista di Raqqa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.