Continua il romanzo criminale in salsa brasiliana di Cesare Battisti. Dopo la decisione choc di José Lunardelli, giudice del Terzo Tribunale Federale che ha lasciato tutti di stucco ordinandone l'immediata scarcerazione, Battisti è sbarcato ieri mattina all'aeroporto internazionale di Guarulhos in una San Paolo fredda e uggiosa. Il solito ghigno, la barba sfatta, con indosso una maglietta rosso rivoluzione e un borsone come unico bagaglio è arrivato da solo. Nessuno lo attendeva, né un avvocato, né un poliziotto, tanto meno la moglie Joyce sposata nel 2015 e che gli ha dato un figlio. Solo qualche cameraman e fotografo. Inseguito dalle telecamere l'ex terrorista si è rifugiato dentro un taxi e se ne è andato via solo. Prima di imbarcarsi per San Paolo nel bar dell'aeroporto di Corumbá si era schernito con i giornalisti brindando sarcasticamente con almeno tre bicchieri di birra.
Si chiude così, per ora, questo nuovo capitolo di una saga senza fine iniziata con il suo primo arresto a Rio de Janeiro nel 2007 e poi ripresa con il clamoroso rifiuto dell'estradizione da parte dell'ex presidente Luis Inácio Lula Da Silva il 31 dicembre 2010, con annessa concessione di asilo per decreto. Fino all'ennesimo colpo di scena mercoledì scorso quando in compagnia di due avvocati l'ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo) viene fermato e arrestato per avere attraversato illegalmente la frontiera con la Bolivia a Corumbá. In auto gli avevano infatti trovato valuta straniera non dichiarata eccedente tre volte i 10 mila reais consentiti dalla legge e una dose di «polvere bianca» in un astuccio arancione, quasi sicuramente cocaina. Quanto è bastato per rinchiuderlo nella cella del commissariato della Polizia Federale locale con l'accusa di riciclaggio ed evasione monetaria. Un arresto che aveva fatto ben sperare visto che il presidente Michel Temer sembrava essere pronto a firmare il decreto della sua estradizione ed un aereo militare era pronto, a 2,7 Km dalla cella della sede della Polizia Federale, per riportarlo a Roma. E invece l'intervento di questo giudice di un tribunale minore, che deve tutta la sua carriera a Lula e Dilma Rousseff, ha ribaltato di nuovo tutto. Cosa può accadere ora?
Il presidente Michel Temer venerdì sera, venuto a conoscenza dell'imminente liberazione di Battisti, ha fatto sapere che è in attesa di un parere della Segreteria delle questioni giuridiche del ministero della Casa Civil (una sorta di nostro ministero dell'interni) per decidere poi se estradarlo o meno. Secondo il quotidiano verde-oro Estadao «anche tra coloro che appoggiano l'estradizione c'è chi pensa che la decisione possa essere contestata all'interno della Corte Suprema». Tra i grandi fan dell'estradizione c'è anche il ministro della giustizia Torquato Jardim secondo il quale l'ultimo arresto è solo «un maldestro tentativo di fuga» che rappresenta un «fatto nuovo» nella complicata querelle giuridica che soggiace al caso. Intanto, se Battisti non fuggirà di nuovo, dovrà presentarsi una volta al mese in tribunale per mettere una firma e comunicare alle autorità eventuali spostamenti. L'ex terrorista da tempo risiede nello stato di San Paolo ed alle autorità verde-oro ha fornito due indirizzi di riferimento, uno nella cittadina dell'interno di Sao José do Rio Preto e l'altro sul mare, a Cananeia, un paradiso per la pesca delle ostriche.
Per l'Estadao l'idea dell'estradizione in Italia continua la più probabile.
Il giornale carioca o Globo aveva addirittura rivelato un piano già pronto che il governo di Temer aveva per rispedire a casa in italia l'ex terrorista direttamente da Corumbá, dov'era agli arresti sino a quando il giudice Lunardelli non ha sparigliato tutte le carte. Per gli avvocati di Battisti dello studio Bottini Tamausaskas, invece, l'ex terrorista sarebbe «in una botte di ferro».
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