Cronache

Battisti ora rinnega gli ex amici rossi: "Traditori indegni"

Il terrorista accusa Lula e Morales di averlo scaricato e consegnato all'Italia

Battisti ora rinnega gli ex amici rossi: "Traditori indegni"

Il brasiliano Lula, che lo ha ospitato per anni? Un opportunista pronto a scaricarlo per tornare al potere. Il boliviano Evo Morales, che gli aveva promesso ospitalità? «Un traditore indegno». Per la prima volta da quando è stato estradato in Italia e chiuso in carcere, l'ex terrorista rosso Cesare Battisti rilascia un'intervista, rispondendo al giornalista Lucas Ferraz del quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo. Accusa di tradimento la sinistra in generale e, in particolare l'ex presidente brasiliano Lula e il suo omologo boliviano, il cocalero Evo Morales. Dal carcere calabrese di Corigliano Rossano, poco prima di iniziare un secondo sciopero della fame, rivela anche come sindacati e gruppi della sinistra brasiliana si erano impegnati a coprire la sua fuga, e di essere stato ospitato in una struttura dei servizi boliviani, prima del «tradimento» di Morales.

La lettera manoscritta pubblicata dalla Folha trasuda rabbia contro Lula che dopo avere concesso nel 2010 asilo al killer dei Proletari armati per il comunismo, poi si è scusato con l'Italia per l'«errore di non averlo estradato». «Sappiamo tutti - scrive Battisti - che Lula è capace di tutto pur di rimettere la fascia presidenziale. Un animale politico che non si smentisce mai». Il voltafaccia di Lula per l'ex terrorista si deve al clima elettorale e alla necessità di fare gesti di appeasement verso la destra locale. «Hanno consigliato a Lula di farlo se voleva recuperare parte dei settori che avevano votato per Bolsonaro nel 2018 e lui non ha esitato», scrive Battisti. L'ergastolano nega di avere ingannato i suoi amici brasiliani, negando crimini che poi in Italia ha ammesso: «A loro non importava che fosse perseguitato un innocente, ma il combattente per la libertà. Lula e il suo partito mi hanno sostenuto per questo e, in ogni caso, non si dà rifugio solo agli innocenti».

Il «combattente per la libertà» (che dice di «sognare ancora in portoghese») si scaglia poi contro l'ex presidente boliviano Evo Morales, «un traditore e un codardo». Battisti racconta che il suo passaggio in Bolivia era stato preparato da membri del Pt, il partito di Lula, e organizzazioni della sinistra come il Mst (Movimento dei Sem Terra) e la Sintusp (l'Unione dei lavoratori dell'Università di San Paolo), che avevano preso contatto con l'allora presidente boliviano sin dal 2017, quando il nuovo governo brasiliano di Temer stava dando chiari segni che avrebbe cancellato il rifugio concesso da Lula. Morales gli avrebbe garantito protezione a tal punto che ad accoglierlo in Bolivia fu un rappresentante del Mas, il Movimento al Socialismo di Morales. L'ex terrorista rivela di essersi insediato a Santa Cruz de la Sierra in una «casetta all'interno di un centro di monitoraggio computerizzato, allestito dai servizi segreti boliviani per spiare l'opposizione». Nei suoi ultimi giorni di libertà boliviani, tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019, quando la sua domanda di asilo non era stata accolta, il fuggiasco aveva cominciato a sospettare di essere stato scaricato da Morales, che ieri nell'intervista incolpa di quello che ha definito «il mio rapimento», riferendosi al suo arresto. «Evo si è venduto senza scrupoli. Un gesto spregevole di un uomo indegno».

Nessuna parola di pentimento o di autocritica, solo parole molto dure contro il carcere dove è rinchiuso: «La zona Isis di Rossano è un vero inferno, una tomba. Ci sono stato messo apposta, nelle mani di un comandante sadico che non ha mai perso occasione per ricordarmi che sono stato mandato a marcire fino alla fine dei miei giorni». Ma Battisti non ha perso la speranza di rivedere la libertà: «Da quando sono in carcere ho scritto tre romanzi e qualche racconto.

Dopo aver scontato i primi dieci anni di carcere, posso cominciare a chiedere una riduzione della pena, e forse in futuro nessuno ricorderà l'inutilità di questa prigionia tardiva».

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