Battisti trema, passaporto sequestrato

Ha mentito sulle nozze. Altre misure restrittive dopo la cavigliera elettronica

Paolo Manzo

San Paolo L'ex terrorista Cesare Battisti, in fuga dall'Italia dal 1981 quando evase dal carcere di Frosinone, è tornato agli onori delle cronache in Brasile. Il procuratore di San Paolo, Olavo Evangelista Pezzotti, lo ha infatti denunciato per falso ideologico per avere mentito al notaio che, nel giugno 2015, registrò il suo matrimonio, affermando di aver vissuto ad Embu das Artes mentre risiedeva già a Cananeia, paese di pescatori sulla costa paulista, ormai da anni suo rifugio.

La denuncia è stata accolta dal giudice Sérgio Castresi che ha dato tempo sino a venerdì a Battisti ed alla moglie - anche lei aveva mentito, sostenendo di vivere nello stato di Rio - per spiegare i motivi per cui la coppia aveva comunicato così tanti indirizzi falsi. E nelle more che si concluda questo processo ci vorranno mesi, forse anni Castresi ha ordinato una serie di misure cautelari draconiane su Battisti.

Oltre alla cavigliera elettronica con cui è monitorato 24 ore su 24 dalla polizia federale per evitare una sua ennesima fuga dopo l'ultimo tentativo boliviano a ottobre, Battisti da oggi dovrà infatti dire addio al suo passaporto, non potrà più circolare per strada dopo le 22, né potrà frequentare discoteche o locali notturni. Inoltre, gli è stato espressamente vietato di lasciare Cananeia, a meno che non comunichi alla giustizia i motivi di tale allontanamento, mentre ogni 10 del mese, a partire da maggio, dovrà presentarsi al tribunale del comune di residenza per informare le autorità brasiliane ed eventualmente giustificare le sue attività.

Ma, soprattutto, se Battisti dovesse contravvenire agli ordini del giudice la polizia federale - che è già stata avvertita - dovrà procedere all'ennesimo arresto in terra brasilis del latitante più famoso d'Italia. Misure cautelari dure e raramente imposte agli imputati nel Paese del samba, ma giustificate da Castresi da due aggravanti. In primis il processo che è in corso e vede imputato Battisti per avere tentato 6 mesi fa la fuga in Bolivia, senza dichiarare alle autorità verde-oro 6mila dollari e 1.300 euro che aveva con sé. Ma, soprattutto, perché «persona condannata dalla giustizia italiana» per omicidio, coinvolto «in un noto processo di estradizione» in Brasile da cui, quindi, «c'è un chiaro rischio di fuga».

Condannato in Italia a due ergastoli per 4 omicidi, Battisti era già stato arrestato nel 2007 sulla spiaggia di Copacabana.

Roma ne aveva chiesto l'estradizione e la Corte Suprema brasiliana l'aveva concessa, lasciando però l'ultima parola all'allora presidente Lula che a fine 2010 decise di tenersi Battisti. Ora però Lula è in carcere e da oggi Battisti è letteralmente «guardato a vista».

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