Dal bavaglio alle pietre, il calvario di Salvini

La sua campagna elettorale costellata da contestazioni e proteste

Dal bavaglio alle pietre, il calvario di Salvini

Più che una campagna elettorale, è stato un percorso di guerra: dai libri bruciati (Bologna) alle pietre lanciate (Viareggio), dall'aggressore «armato» di pietre e martello (Rossano) al gazebo distrutto durante le Gazebarie romane.

Non è stata una passeggiata quella del leader della Lega Matteo Salvini in giro per le piazze d'Italia in vista del voto di domani. E non è un caso se lui, soprattutto per Bologna, piazza in cui è stato più presente visto che lì la candidata sindaco, Lucia Borgonzoni, è del Carroccio, abbia parlato di «bavaglio», mostrato plasticamente a chiusura di campagna elettorale e anche in tv, giovedì sera, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo.

Non c'è stata piazza, in pratica, in cui la contestazione non si sia fatta sentire, da Nord a Sud. La peggiore è stata Bologna, teatro di uno degli episodi più bui: il falò del libro del leader della Lega, «Secondo Matteo», alla libreria Feltrinelli. A rivendicarne la paternità, con tanto di foto, video e nota di rivendicazione, il collettivo Hobo. Sulla vicenda la procura bolognese ha aperto un'inchiesta.

Dall'Emilia alla Calabria, anche Rossano (Cosenza), si è fatta ricordare. Un uomo ha cercato di salire sul palco, armato di una cassa con delle pietre e di un martello. Ma è stato bloccato sotto il palco. Un percorso di guerra, appunto. Nell'indifferenza generale.

Per tutti il sindaco di Bologna uscente e ricandidato Virginio Merola (Pd) che ha minimizzato: «Non c'è nessun bavaglio. Salvini ha potuto dire quello che ha voluto, grazie alla pazienza dei cittadini bolognesi ed al lavoro di tanti poliziotti».

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