Politica

Quel bavaglio alla Rai che piace alla Ue

di Arturo DiaconaleQuella polacca è stata definita «legge bavaglio» ed è finita nel mirino della Ue. Quella italiana è invece considerata una legge innovativa ed al momento la Ue non l'ha presa minimamente in considerazione. Qual'è la differenza tra le due leggi che si occupano entrambe di radiotv pubblica? La risposta è semplice. Quella polacca è stata varata da un governo di destra mentre quella nostrana dal governo Renzi, che a dispetto delle critiche degli antirenziani più radicali, risulta essere di sinistra. Nel merito, infatti, l'obiettivo delle due leggi è di mettere i rispettivi sistemi radiotv pubblici (quello polacco e quello italiano) sotto il controllo diretto del governo. La legge polacca stabilisce che tutte le stazioni del servizio pubblico passano alle dirette dipendenze dell'esecutivo che nomina direttamente i componenti dei consigli di amministrazione delle società radiotv non private. Quella italiana prevede che, quando l'attuale cda Rai di nomina parlamentare sarà scaduto (nel 2018), il nuovo cda sarà composto da due componenti eletti a maggioranza dalla Camera, due dal Senato, due dalla presidenza del Consiglio e uno dall'assemblea dei dipendenti della Rai con modalità ancora da definire. La diversità delle due leggi sulle modalità di nomina dei cda è solo apparente. Perché quella polacca prevede il controllo del governo in maniera esplicita. Quella italiana in maniera più nascosta ed ipocrita. L'Italicum darà vita ad una Camera dove il partito di maggioranza sarà blindato e potrà tranquillamente votare i due consiglieri senza prendere minimamente in considerazione le pretese delle opposizioni. E lo stesso avverrà al Senato, nel frattempo trasformato nella Assemblea dei sindaci e dei consiglieri regionali segnata dalla presenza massiccia della sinistra. Dei due consiglieri di emanazione diretta del governo è inutile parlare visto che difficilmente potranno essere espressione di istanze diverse da quelle del presidente del Consiglio. Di conseguenza, l'unico margine di incertezza sulla autonomia ed indipendenza riguarderà il consigliere che verrà eletto dai dipendenti della Rai, margine più formale che reale visto che chi dipende tende fatalmente a mettersi in linea con chi comanda. Nessuno dubita che se questa legge fosse stata varata dai uno dei precedenti governi Berlusconi sarebbe stata bollata con lo stesso epiteto data a quella polacca (legge bavaglio) e scatenato vibranti proteste di piazza. Ma è inutile recriminare. La legge che toglie al Parlamento ed affida al governo il controllo della tv pubblica è ormai in vigore. Ed anche se la possibilità di un intervento Ue o della Corte Costituzionale non può essere esclusa, bisogna renderne atto. A partire dalla sue conseguenze. Prima di tutte quella che attribuisce all'attuale cda, ultimo di nomina parlamentare, il ruolo rafforzato di garante di quel pluralismo delle idee che è l'unica e vera ragione dell'esistenza del servizio pubblico radiotelevisivo. Da consigliere ne sono ben consapevole.

Così spero per gli altri.

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