
L'ombra del Partenone e della crisi del debito si staglia sotto la torre Eiffel, dove destra e sinistra si dicono pronte ad elezioni anticipate. Difficilmente Emmanuel Macron le concederà, ma le possibili dimissioni del primo ministro lasciano aperte tutte le opzioni, anche perché Fmi, Bce e Ue osservano con preoccupazione lo stato di salute dei conti francesi.
A meno di clamorose sorprese, oggi pomeriggio l'Assemblea Nazionale dovrebbe sfiduciare François Bayrou, che entrerà così nella storia come il quarto inquilino di Matignon a cadere nel giro di un anno. Una crisi politica che è anticamera a quella finanziaria nella Francia che il presidente della repubblica succeduto a François Hollande ha posizionato in un crinale molto scivoloso a causa di scelte discutibili.
Il capo delle sinistre, Jean-Luc Melenchon invoca le dimissioni del Capo dello Stato, così come Marine Le Pen, ma Macron ha ribadito che resterà all'Eliseo fino al termine del suo mandato, nel 2027. Un recente sondaggio però rivela che il 64% per cento dei francesi vorrebbe elezioni presidenziali anticipate. Nel mezzo l'agnello sacrificale, il centrista Bayrou, succeduto a Élisabeth Borne, Gabriel Attal e Michel Barnier, chiamato a misure draconiane per sanare conti in disordine e politiche sgrammaticate che, nel corso dell'ultimo lustro, hanno scontentato tutte le categorie produttive. Lo dimostrano anche i numeri della imponente adunata che si terrà dopodomani organizzata dal movimento 10 settembre che chiede "il blocco di tutto" mentre il governo cerca di minimizzare la portata della mobilitazione che vedrà in strada più di 100mila persone.
Il primo ministro, in cuor suo, conosce già il probabile epilogo della giornata di oggi, ma ieri ha scelto di lavorare di tattica, attaccando le forze politiche "in aperta guerra civile tra loro che lavorano insieme per far cadere il governo" e sottolineando che "ci sono cose peggiori nella vita che essere a capo di un governo e vedere quel governo rovesciato".
La risposta è arrivata a stretto giro da Marine Le Pen secondo cui il Rassemblement National rifiuterà il "pietoso ricatto", aggiungendo che la Francia "è il malato d'Europa" per via di un "pantano economico causato da Emmanuel Macron". Il numero uno della destra francese, data in testa da tutti i sondaggi, si dice convinta che il paese è in "uno stato di asfissia democratica", confermando che i deputati del partito di RN non voteranno la fiducia. "Le prossime settimane e i prossimi mesi saranno decisivi. Conto su di voi", ha gridato Le Pen dal palco di un affollato comizio, aggiungendo che Jordan Bardella sarà un ottimo premier. "Sono pronta a mettermi nelle vostre mani. Se il popolo verrà nuovamente chiamato alle urne, sarà lui l'arbitro e l'arbitro della pace che permetterà alla nazione di ritrovare speranza e fiducia".
Anche i repubblicani non sono più disposti a fare credito all'esecutivo, come rimarcato dal presidente dei LR, Bruno Retailleau secondo cui "è fuori questione" che la destra accetti la nomina di un primo ministro espressione del Partito Socialista.
Accanto alle schermaglie partitiche ci sono dati macro economici preoccupanti.
La Francia, al pari della Germania, è tra le peggiori d'Europa alla voce mercato azionario, proprio per via della sua prolungata instabilità mescolata ad un debito fuori controllo, il che significa che tra le altre cose non sarà sufficientemente protetta dagli effetti dei dazi statunitensi. Un deja vù, datato 2012, in Grecia.