Una «patrimoniale» contro gli effetti perversi degli enormi aumenti dell'energia: la proposta arriva da Philip Lane, economista capo della Banca centrale europea, che però, in quella che - va detto - è una posizione personale che non impegna la Bce, non ha in mente una «giustizia redistributiva» bensì ritiene prioritario salvaguardare i deficit nazionali.
Secondo Lane non è uno scandalo chiedere ai ricconi europei di pagare la bolletta più cara della crisi energetica, visto che i «Paperoni» hanno tratto giovamento dai lunghi mesi di pandemia, che ha reso più pingui i loro patrimoni. Secondo gli ultimi dati dell'Oxfam ci sono 2.668 miliardari, 573 in più rispetto al 2020, che possiedono una ricchezza netta pari a 12.700 miliardi di dollari, con un incremento in termini reali, di 3.780 miliardi di dollari nella stagione dei lockdown. A registrare profitti record sono state le imprese nei settori caratterizzati da un forte monopolio, come quello energetico, alimentare e farmaceutico.
Tassare i ricchi sarebbe quindi non tanto una questione ideologica, cosa che probabilmente non interessa Lane, quanto una conseguenza logica degli extraprofitti: non si tassa la società (spesso a partecipazione pubblica e che quindi versa parte degli utili allo Stato) ma il suo titolare. «La grande domanda è - dice Lane - se una parte di questo supporto (alle fasce più deboli e più esposte ai rincari, ndr) non possa essere finanziata attraverso aumenti della tassazione per i più ricchi, percettori di redditi più elevati o le società che continuano ad avere alti profitti nonostante lo shock energetico». Una soluzione che «sarebbe meno inflazionistica rispetto all'ipotesi di allargare i deficit» per finanziare gli aiuti, dice Lane.
E intanto cresce la pressione dei governi dell'Ue per chiedere a Bruxelles il price cap sul gas. Tredici Paesi, con l'Italia in prima linea (gli altri sono Spagna, Polonia, Grecia, Belgio, Malta, Lituania, Lettonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Romania), hanno firmato una lettera indirizzata alla commissaria per l'Energia Kadri Simson con una richiesta di questo tipo. La commissione europea dovrebbe distribuire agli ambasciatori dei Ventisette, dopo il consueto collegio dei commissari, un documento informale su diverse opzioni di politica dei prezzi del gas, tra le quali una che non spiace a Palazzo Berlaymont è quella di concordare un tetto con i singoli fornitori ritenuti affidabili. L'esecutivo comunitario ha deciso di prendere altro tempo, fino al 4 ottobre, per una decisione.
Se ne parlerà venerdì nell'incontro tra i ministri Ue chiamati a licenziare in via definitiva lo scudo Ue contro il caro prezzi con gli annunciati tagli dei consumi di elettricità, il tetto ai ricavi inframarginali delle compagnie energetiche e il contributo di solidarietà a carico delle oil&gas.
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