Fausto Biloslavo
L'imam, Abdelhadi Sewif, della grande moschea di Bruxelles è accusato di essere «un salafita molto radicalizzato, conservatore e pericoloso per la nostra società e la sicurezza nazionale» ha annunciato il ministro belga Theo Francken per l'Immigrazione a l'asilo. Per questo motivo gli ha revocato il permesso di soggiorno fin da marzo, ma il cattivo maestro islamico non può venire ancora espulso. L'imam egiziano, che vive dal 2004 in Belgio, ha fatto ricorso e la commissione che si occupa di questi casi si pronuncerà a fine ottobre. Peccato che il predicatore già in passato sia stato segnalato per tendenze radicali. Non solo: anche gli altri due imam della grande moschea di Bruxelles sono finiti nel mirino della commissione d'inchiesta sugli attentati nella capitale del 2016. L'accusa è ambiguità e reticenza sugli estremisti islamici belgi che sono partiti per la Siria passando per la loro moschea. L'ironia della sorte è che uno degli imam, Mohamed Galaye N'Diaye, è stato invitato lo scorso marzo dal Parlamento europeo per parlare di islamofobia. Pubblicamente condanna i terroristi di matrice jihadista, ma nel 2015 ha definito i giovani musulmani «radicalizzati delle vittime» della povertà e delle situazioni svantaggiate in cui vivono.
Sewif, l'imam in attesa di espulsione, si era rifiutato, dopo gli attacchi di Bruxelles, di pregare per le vittime perché non sono musulmane esprimendo solo una blanda solidarietà ai familiari.
Il governo belga si sveglia in ritardo sui cattivi maestri facendo trapelare che ci sono altri 5-6 dossier su imam a rischio espulsione. Il problema è la grande moschea di Bruxelles, dove Sewif è il principale predicatore, abbondantemente finanziata dall'Arabia Saudita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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