Ci si concentra sugli eventi più vistosi, quelli che nella logica degli attentatori possono avere un significato anche simbolico: ben sapendo che il controllo a tappeto del territorio non è possibile, e che la lista degli obiettivi a rischio è di fatto sterminata e ingestibile. A quarantott'ore dall'attacco terrorista di Nizza, lo stato di allerta dell'apparato di sicurezza italiano continua ad essere tarato a ridosso del livello massimo.
Ma gli stessi vertici del ministero degli Interni sanno che la partita vera si gioca sul lungo periodo, sulla routine inevitabile che segue la fase dell'allarme. E così in queste ore si continua a lavorare anche sulla introduzione di nuove misure permanenti di controllo, soprattutto informatico. L'obiettivo è cogliere le anomalie, gli spostamenti imprevisti, gli incroci inconsueti delle migliaia di soggetti inseriti nella lista dei simpatizzanti della jihad. Ci sarebbe stata anche la volontà di fare partire una nuova raffica di espulsioni di estremisti. Ma la sentenza della Cassazione che ha assolto i cinque integralisti di Andria accusati di terrorismo sta costringendo a andare con i piedi di piombo. Di fatto, in questi giorni convulsi l'unica espulsione che si è riusciti a eseguire è quella di un maghrebino cacciato alla vigilia della strage di Nizza.
Ieri, a mettere a dura prova i sistemi di sicurezza, due eventi di richiamo: il concerto di Bruce Springsteen a Roma e la sfilata del Redentore a Venezia. L'inasprimento delle misure di controllo è stato vistoso soprattutto nella Capitale, dove l'accesso al Circo Massimo è stato sensibilmente rallentato dai controlli. A Venezia, dove la festa si conclude tradizionalmente con un lungo spettacolo di fuochi artificiali, era inevitabile non subire l'impressione di quanto avvenuto a Nizza: su ordine della Prefettura son stati insediati posti di blocco all'ingresso del Ponte della Libertà e alla stazione di Santa Lucia, e a partire dalle 19 il prefetto ha disposto il divieto totale di circolazione alle imbarcazioni lungo i canali del capoluogo veneto. Sia a Roma che a Venezia si è fatto ricorso massicciamente anche all'utilizzo di militari. Visivamente, entrambi gli eventi si sono svolti in un clima pesante, quasi da stato d'assedio.
L'attacco in Costa Azzurra sta costringendo a rivedere le procedure di sicurezza anche per le modalità con cui è stato condotto. L'utilizzo di camion, con o senza esplosivi, era avvenuto finora solo in teatri di guerra. E la strage di Nizza potrebbe essere solo l'inizio. Ieri si è appreso che in Belgio il capo dei servizi di intelligence interna, in vista della festa nazionale del 21 luglio, ha messo in guardia proprio contro questa innovazione: «Auto e camion bomba potrebbero essere utilizzati per attaccare non solo soft target (bar, ristoranti, aeree pedonali) ma anche infrastrutture critiche quali centrali nucleari, centrali elettriche, stazioni ferroviarie ed aeroporti. È probabile che i prossimi attacchi assumano sempre più una modalità brida composto da un gruppo di fuoco, attentatori suicidi e auto-bomba».
Finora ad agevolare il lavoro delle forze di sicurezza e prevenzione italiane c'è stata la penuria di armi ed esplosivi in circolazione clandestinamente nel nostro paese.
Non a caso, a nessuna delle cellule individuate finora è mai stato sequestrato materiale atto a offendere, e per l'unico attentato compiuto finora, quello alla caserma Perrucchetti di Milano, è stato utilizzato un ordigno talmente rudimentale che ha quasi ucciso il terrorista. Ma un camion si trova dappertutto, e fermarlo quando è in corsa è difficile. Gli americani hanno inventato un raggio che lo blocca: ma pesa 350 chili, e per essere trasportato c'è bisogno di un suv.
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