Benalla: "Ho molto da dire...". E Macron adesso ha paura

Incalzato da giudici e Senato, il presidente ai minimi di popolarità. E l'ex bodyguard vuole vuotare il sacco

Benalla: "Ho molto da dire...". E Macron adesso ha paura

Alexandre Benalla inguaia l'Eliseo: «Ero pronto a dare le dimissioni, mi hanno risposto che non ne valeva la pena». L'ex body-guard parla stavolta al Journal du dimanche. Chiarisce altri dettagli sulle violenze del 1 maggio e si dice pronto ad essere ascoltato dalle commissioni d'inchiesta parlamentare.

Le opposizioni non vedono l'ora. Il presunto asse rosso-nero (quello tra la Francia Ribelle di Jean-Luc Mélenchon e del Rassemblement National di Marine Le Pen) non è ancora decollato. Entrambi hanno l'interesse a tenere distinti i rispettivi emblemi identitari. Ma è nel merito della discussione che si registrano le medesime richieste alla maggioranza presidenziale de La République En Marche: chiarimenti, che sotto giuramento davanti alla commissione solo i diretti interessati possono fornire. «Vogliono delle spiegazioni? Ho di che parlare», dice Benalla.

Al momento la presidente, la deputata di En Marche! Yaël Braun-Pivet, ha bocciato le richieste di esporre al fuoco delle domande per esempio il segretario generale dell'Eliseo (già ascoltato al Senato), ritenendo sufficienti gli elementi finora emersi. Ma con un Benalla in vena di rivelazioni (ieri terza intervista in tre giorni) tutto potrebbe cambiare.

Al Senato la seconda commissione d'inchiesta continuerà i lavori almeno fino a ottobre, insieme con l'indagine parallela della giustizia. Intanto i gruppi parlamentari studiano le strategie per far passare la mozione di sfiducia in aula.

I gollisti sono in prima fila e domani la «sfiducia» sarà discussa nell'emiciclo. Un primo banco di prova per il governo, che insiste nel tenere separati i poteri (e dunque le responsabilità: l'esecutivo dalla presidenza della Repubblica).

Ma l'affaire Benalla è come una maionese impazzita, per Macron. Ieri nuovo record di impopolarità: 61% di scontenti. Il presidente perde 12 punti anche tra i centristi del Modem che appoggiano la maggioranza e avevano proposto la legge sulla trasparenza nella vita pubblica. Scaricano Macron anche commercianti e artigiani, -7 registrato nelle due categorie. Altro che «tempesta in un bicchier d'acqua» come dice il presidente, scrive l'analista del JDD, perde un altro punto in pochi giorni e solo il 39% dei francesi è soddisfatto.

Lo scandalo è inarrestabile e il caldo torrido fa divampare l'incendio politico. Sabato, a Parigi, un altro corteo di circa 150 persone si è riunito davanti alla sede di En Marche!. Cartelli e slogan per rispondere al provocatorio invito del presidente («Venitemi a cercare, sono io l'unico responsabile»). Era già successo venerdì in Place de la Contrescarpe, il teatro delle violenze di Benalla contro i due manifestanti. Il 26enne entrò in azione lì il 1 maggio coperto da un casco della polizia, radio e fascia nonostante fosse un «osservatore», insieme con un altro uomo, il dipendente di En Marche Vincent Crase, pure lui sotto inchiesta.

Nulla sarebbe emerso, se Le Monde non avesse pubblicato il video il 18 luglio. E se qualcuno non l'avesse forse segnalato. Benalla ora punta il dito contro l'alta gerarchia della polizia: «Me l'hanno fatta pagare, mi hanno considerato illegittimo a causa del mio percorso». Fulminea la carriera: da buttafuori in una discoteca di periferia a guardia personale del presidente. «Certi ufficiali o alti funzionari non sopportavano che un giovane di origine magrebina desse loro consigli e raccomandazioni», rivela.

Ma questa è la sua versione.

I tre alti funzionari di polizia accusati di avergli fornito le immagini di videosorveglianza del 1 maggio hanno tentato semmai di agevolarlo nella difesa. Anche l'inchiesta giudiziaria prosegue e forse, scartato il ping-pong di dichiarazioni, sarà la procura a «salvare» Macron o a costringere l'Eliseo a far cadere qualche testa.

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