Emmanuel Macron è di nuovo nella bufera a causa dell'ex bodyguard che lo ha gettato nella più grave crisi del Quinquennato l'estate scorsa prima d'essere definitivamente licenziato. Alexandre Benalla è riapparso in Ciad, pochi giorni prima della missione del presidente francese della settimana scorsa. Benalla ha preceduto Macron a N'Djamena, costringendo l'Eliseo a chiarire la curiosa coincidenza geografica e temporale e facendo ripiombare la Francia nel dubbio: chi mente a chi? E perché i toni sono tanto aspri quando c'è di mezzo Benalla? Cosa c'entra lui col Ciad? Il ventisettenne «non è da considerarsi in alcun modo un intermediario della presidenza, se si presenta come tale lo fa a torto», spiega l'Eliseo. Benalla aveva solo fatto sapere di non essere a conoscenza della tappa del presidente e di aver accompagnato una delegazione di imprenditori stranieri in viaggio d'affari.
Tutto è nato poco dopo il rientro di Macron a Parigi, con Le Monde che racconta di Benalla in Ciad a inizio dicembre. Il fantasma dell'ex uomo di fiducia, ripudiato dai massimi vertici dello Stato, si ripresenta sui media alla vigilia di Natale. E con lui la scure della menzogna. È già accusato di violenze e appropriazione di identità di polizia in due diverse occasioni in una sola giornata; l'infame 1° maggio in cui, al servizio dell'Eliseo, ferma manifestanti con calci e pugni. Non fu licenziato subito ma solo sospeso e Macron si assunse in seguito le responsabilità della sua deriva. Il processo ha tempi lunghi e allora tenta di riciclarsi come consulente nei circoli della Parigi che conta: alla festa di un canale tv a cui era invitato anche l'ex ministro dell'Interno Gérard Collomb (dimessosi poco dopo l'affaire Benalla). O lo scorso 8 ottobre all'Hotel Intercontinental, ospite del Chinese Business Club.
L'ultima coincidenza è che Benalla sia stato appunto a N'Djamena. Nella capitale del Ciad avrebbe incontrato il fratello del presidente Idriss Deby responsabile delle forniture militari. L'ex tuttofare smentisce. Ma per Le Monde era in Ciad con «sei persone, a bordo di un aereo privato» e avrebbe pagato con carta di credito le sue notti all'Hilton, mentre il suo entourage fa rientrare ogni spesa nell'ambito della missione economica in cui l'ex consigliere dell'Eliseo avrebbe soltanto «dato una mano» a «qualcuno che conosce dal 2012», imprenditori non meglio identificati che non avrebbero «nulla a che fare con Macron».
Il presidente francese è arrivato in Ciad il 22 dicembre, pochi giorni dopo. Costretto a parlare anche di Benalla con il presidente Deby. L'Express sostiene infatti che il ventisettenne abbia incontrato «per due ore» il presidente ciadiano, il quale «ha scoperto la sua presenza quando è entrato nel suo ufficio». L'ex bodyguard nega invece di aver incontrato il fratello. In un clima già carico di sospetti, l'Eliseo si è limitato a ripudiarlo due volte: «Mai informati da Benalla dei suoi spostamenti» prima del 20 dicembre, «non ha avuto alcun incarico ufficiale né ufficioso da parte del presidente».
Reazione «surreale» secondo Benalla, bollata come «diffamatoria», «calunniosa» e «irresponsabile». «Non ho ricoperto incarichi dal 1° agosto 2018 - precisa -. Sono andato in Ciad accompagnando una delegazione straniera nell'ambito di una serie di investimenti»; pari a 250 milioni di euro secondo l'Opinion.
«Ho avvertito la maggior parte delle autorità francesi», insiste l'ex collaboratore dell'Eliseo, spiegando d'aver «informato la più alta autorità» su tutti i viaggi all'estero. «Mai stati informati da Benalla sui suoi viaggi» ad esclusione del 20 dicembre, insiste l'Eliseo.
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