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Ministro dell'Interno e servizi convocati d'urgenza al Copasir

Il pericolo percepito che diventa reale in un istante. Sembra un film di fantascienza: un gigantesco attacco hacker contro le istituzioni, il tilt e il panico. I dati rubati e la privacy che si perde per strada

Ministro dell'Interno e servizi convocati d'urgenza al Copasir

Il pericolo percepito che diventa reale in un istante. Sembra un film di fantascienza: un gigantesco attacco hacker contro le istituzioni, il tilt e il panico. I dati rubati e la privacy che si perde per strada. La vulnerabilità di una società intera messa a nudo da un nemico invisibile che ci colpisce e ci fa sentire disarmati. Si fanno supposizioni, e se fosse un attacco No Vax? Disobbedienti che vogliono disattivare il sistema? «Non posso spingermi così avanti, le indagini sono all'inizio e io come presidente del Copasir sono tenuto al segreto», spiega Adolfo Urso, che oggi incontrerà il ministro dell'Interno, il prefetto Luciana Lamorgese, e ha già fissato per il giorno dopo l'audizione del direttore del Dis, l'ambasciatore Elisabetta Belloni. Tema principale sarà l'attacco hacker subito dalla Regione Lazio e alle aggressioni subite dalle forze dell'ordine che presidiano i cantieri della Tav. L'audizione del ministro Lamorgese era già prevista e avrebbe dovuto essere l'ultima prima della pausa estiva, dopo quelle dei ministri Colao, Guerini e Di Maio svoltesi nei giorni scorsi.

«Il Copasir ha però ritenuto necessario svolgere anche un'audizione del direttore del Dis per avere ulteriori elementi in merito al grave attacco hacker, tutt'ora in corso - ha sottolineato il Copasir - che ha colpito la Regione Lazio con gravi conseguenze sulla profilassi vaccinale e in generale sui servizi pubblici». Si cerca di capire in fretta, per arginare e rispondere, «ma quello che posso dire - spiega al Giornale Urso - è che il pericolo era evidente e sotto agli occhi di tutti. Erano anni che il Paese cercava di sanare una situazione che ormai era diventata pericolosissima. Ci aveva già provato il governo Gentiloni, poi il governo Conte e ora finalmente con Draghi si è arrivati alla quadratura del cerchio». Il 28 luglio c'è stato il sì dell'Aula della Camera al decreto legge in materia di cybersicurezza e il testo, approvato a Montecitorio è passato al Senato. Oggi è diventata priorità. Il provvedimento disegna l'architettura nazionale di cybersicurezza e istituisce l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Il testo passa ora all'esame del Senato per essere convertito in legge entro il 13 agosto. «Saremo pronti prima della cosiddetta pausa estiva e la parola d'ordine dell'Agenzia, che vedrà al lavoro 800 dipendenti, sarà resilienza, spiega Urso, e collaborerà con la pubblica amministrazione per creare un cloud nazionale, una grande nuvola dentro la quale convogliare dati sensibili».

E tornano alla mente le parole del ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao che all'inizio di giugno metteva in guardia con un dato che a rileggerlo oggi fa ancora più paura: «circa il 95% delle infrastrutture dati della Pubblica amministrazione è privo dei requisiti minimi di sicurezza e affidabilità necessari per fornire servizi e gestire dati. «L'Italia è indubbiamente indietro rispetto ad altri Paesi dell'Unione europea in fatto di cyber sicurezza ammette Urso. È nato un coordinamento europeo che ha sede a Bucarest che viaggia proprio in questa direzione». E con la pandemia l'urgenza è diventata sempre più evidente. «Il lockdown, prosegue il presidente del Copasir, ha accelerato di dieci anni l'evoluzione della nostra società, e non mi riferisco solo ad una economia digitale, ma proprio a una società digitale. Pensiamo ad esempio se ci fosse un attacco alle city car per cui non rispondessero più ai comandi e si scontrassero una con l'altra. Una città in tilt in una manciata di minuti, uno scenario che fino a pochi anni fa poteva essere il frutto dell'immaginazione di qualche regista. Oggi il mondo si è evoluto e il cambiamento presuppone una sicurezza cibernetica che dobbiamo avere. Pensiamo solo alle criptovalute. Le nuove forme di criminalità arriveranno dalla rete.

E noi dovremo essere pronti».

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