Berlusconi all'opposizione: "Voteremo no alla fiducia"

Il leader di Forza Italia: attenzione a non mettere in pericolo conti pubblici e risparmio degli italiani

Berlusconi all'opposizione: "Voteremo no alla fiducia"

Roma - La fedeltà al popolo di centro-destra impone un «no» al governo Conte. Molto istituzuionale, Silvio Berlusconi sceglie un messaggio per la Festa della Repubblica per spiegare la scelta di non dare la fiducia. «Ci opporremo al pauperismo, al giustizialismo, ad ogni atto che metta in pericolo i conti pubblici, il ruolo internazionale del nostro Paese, il lavoro e il risparmio degli italiani, la nostra libertà». Per il leader di Forza Italia la «coerenza» con il voto del 4 marzo lascia una sola via agli azzurri: «Saremo molto rigorosi nell'opporci a tutto quello che giudicheremo non positivo per l'Italia e gli italiani».

Il Cavaliere conferma la linea dell'opposizione vera all'esecutivo giallo-verde, anche se con l'alleato della Lega non intende rompere, né ora che si avvicina il voto alle amministrative del 10 giugno dove si corre uniti, né poi. Dunque, critici con la squadra M5s-Lega, accentuando gli attacchi ai grillini, ma dentro il centrodestra con la Lega.

Matteo Salvini ha chiamato più volte per informare l'ex-premier degli ultimi sviluppi, continua a ripetere che rimarrà nella coalizione. Berlusconi, però, aspetta una concreta prova di fedeltà al programma. «Faccia valere sul tavolo del governo quei 12 milioni di italiani che l'hanno votato, riequilibrando un governo che per ora è a trazione grillina», dice Renato Schifani.

Il Cavaliere si è un po' rasserenato vedendo giurare al Quirinale Giovanni Tria all'Economia ed Enzo Moavero Milanesi agli Esteri, ma Alfonso Bonafede alla Giustizia e Danilo Toninelli alle Infrastrutture gli sembrano una sfida quasi personale. Vuole capire che si farà sulla flat tax, come si troveranno le «coperture» finanziarie, se non si arriverà alla patrimoniale come teme, come ci si comporterà in Ue.

Mentre i sindaci azzurri annunciano che oggi sfileranno alla parata del 2 giugno, le prime dichiarazioni dicono che FI affila le armi. Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di FI: «Saremo le sentinelle del programma e del patto con gli elettori. Sarà un'opposizione non pregiudiziale, ma senza sconti». Il vicario del gruppo FI al Senato Lucio Malan: «Su temi come opere pubbliche, sviluppo infrastrutturale e crescita, aspettiamo di capire da Toninelli quali siano gli orientamenti, perché senza nuove infrastrutture il Paese va verso il declino». Enrico Costa punta il riflettore su Bonafede. «Sulla giustizia, chi, tra Lega e M5s, cadrà prima in contraddizione e farà per primo marcia indietro? Il programma del centrodestra è quanto di più distante da quello dei 5Stelle». Scrive su Instagram, Andrea Ruggieri: «È un governo in larga parte di marziani. In particolare, Di Maio al Lavoro è come mettere Jack Lo Squartatore alle Pari Opportunità».

Deluso da Giorgia Meloni, che ha provato ad entrare nel governo e poi ha annunciato l'astensione, probabilmente contando su qualche presidenza di commissione o qualche nomina, Berlusconi si chiede che c'è dietro manovre che rinsaldano il polo sovranista e potrebbero isolarlo. Se FdI fosse entrato nel governo, rafforzandolo, la sua posizione sarebbe stata più scomoda, dimostrando anche che il veto grillino era solo per lui. Ma anche così pare che FdI cerchi visibilità differenziandosi da FI.

Europa, sviluppo, infrastrutture, tasse, giustizia, sono i punti sui quali gli azzurri daranno battaglia in Parlamento. «Il centrodestra esprime posizioni diverse sul governo nazionale, ma rimane unito e saldo sui territori», assicura la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, nell'ultima settimana di campagna elettorale per le amministrative.

Dopo, Berlusconi si è convinto che bisognerà dare un segnale forte di rinnovamento e riorganizzazione del partito. Si parla di cambiamenti tra i coordinatori, di sostituire di fronte ai media nuovi parlamentari o rampanti amministratori locali alle facce «storiche».

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