RomaLe baruffe e le trattative per le Regionali, la disfida interna alla Lega tra Tosi e Salvini, la «fronda» fittiana, le picconate di Matteo Renzi. È una domenica di riflessione e di contatti, quella di Silvio Berlusconi, una giornata in cui non mancano ragionamenti politici e scambi di idee con i dirigenti a lui più vicini. Il presidente di Forza Italia non si rassegna alla frammentazione del centrodestra. Registra lo stallo in Veneto, invoca il gioco di squadra e auspica che gli egoismi e il narcisismo degli aspiranti leader non pregiudichino la possibilità di giocarsi le partite politiche della prossima primavera. Lo schema «Lega solitaria, coalizione perdente», certo non lo entusiasma, lo reputa il contrario della sua ventennale esperienza politica sempre segnata da un ruolo da «federatore», anche a costo di rinunce per Forza Italia.
I toni non sono taglienti. La convention di Raffaele Fitto non ha acceso in lui nessuna reazione rabbiosa. Berlusconi non nasconde la «distanza», politica ma anche personale, che in questo momento lo divide dall'europarlamentare pugliese. Ma non sembra disposto a promuovere provvedimenti di espulsione, a meno che la situazione non precipiti. Una linea confermata anche da Paolo Romani al Corriere . «Noi non cacciamo nessuno. Primo, perché non ci sono i termini. Secondo, perché non fa parte della nostra cultura politica». L'europarlamentare pugliese «sta scappando dal confronto. Gli abbiamo lanciato mille possibilità di sedersi a un tavolo, gli abbiamo riconosciuto una quota nei gruppi dirigenti che potesse rispecchiare il suo peso, e lui nulla, neanche all'ufficio di presidenza e all'assemblea dei parlamentari è venuto. Pensa solo a come organizzarsi i suoi continui one man show».
Il fronte su cui appare più attento e preoccupato è quello leghista. Le sortite identitarie e potenzialmente «solitarie» di Matteo Salvini non sono certo gradite. Berlusconi avrebbe voluto chiudere la partita delle alleanze entro metà settimana. Ora, però, a meno che il Carroccio non corregga il tiro e non sollevi i veti «a distanza» su Ncd, questa scadenza non potrà essere rispettata. Il caos Veneto segna evidentemente la volontà di Salvini di provare a proporsi come leader rinchiudendosi però in una identità circoscritta. Berlusconi, però, non vuole rassegnarsi all'autolesionismo e alla logica dei veti incrociati e invita a esperire tutte le strade possibili per far rinsavire i protagonisti di uno scontro senza senso. In ogni caso la richiesta leghista di rompere l'accordo con Ncd e far saltare la coalizione a sostegno di Stefano Caldoro non viene considerata ipotesi neppure lontanamente potabile. La parola d'ordine è: nessuno sconto al Carroccio, come noi accettiamo la candidatura di Zaia, loro devono rispettare quella di Caldoro. Altrimenti andiamo dritti su un altro candidato in Veneto.
L'obiettivo resta quello di tenere insieme le due partite e ricomporre la frattura, ma tanto più dopo la scelta fatta in Emilia in cui è stato dato spazio alla richiesta leghista di presentare un proprio candidato, questa volta non ci saranno cedimenti. Intanto Angelino Alfano si lamenta: «Siamo attaccati tutti i giorni da destra e sinistra».Le Regioni che si preparano al voto: Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Puglia e Campania
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