Sarà una «chiamata alle armi» quella che Silvio Berlusconi oggi lancerà al suo popolo azzurro. A parlamentari, eurodeputati, consiglieri regionali e sindaci, riuniti nell'auletta dei gruppi di Montecitorio per la prima assemblea allargata del nuovo corso di Forza Italia, parlerà di una «politica del fare contrapposta a quella delle chiacchiere».
Ribadirà la posizione di opposizione al governo giallo-verde, con toni molto duri per il M5s, più soft per la Lega. Ma l'alleato viene incalzato per un sostegno alle battaglie del centrodestra. Per modificare, innanzitutto, il decreto dignità di Luigi Di Maio, sul quale si è ottenuto il successo della reintroduzione dei voucher. Nulla si muove, però, sulla flat tax e su altri punti del programma del centrodestra sottoscritto da Matteo Salvini.
Il leader di Fi è arrivato a Roma il giorno prima dell'incontro alla Camera e a palazzo Grazioli lavora al suo intervento. Si consulta a colazione, tra un'insalata e una parmigiana di melanzane, con il vicepresidente Antonio Tajani e il nuovo coordinatore di Dipartimenti e Consulta Adriano Galliani, il consigliere Gianni Letta, le capigruppo di Senato e Camera Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, il responsabile della conferenza dei coordinatori Sestino Giacomoni, il tesoriere Alfredo Messina, il responsabile dell'organizzazione Gregorio Fontana e pochi altri. «Sarà un messaggio che guarda al futuro - spiega uno dei più vicini al Cavaliere -, che indica una prospettiva e riafferma la nostra identità, rispetto alla Lega, pur nell'alleanza di centrodestra che resiste».
Quello a qui Berlusconi dà gli ultimi ritocchi è un discorso tutto politico, che parla di rilancio del marchio, di Ppe italiano, di riorganizzazione centrale e locale, di assemblee d'autunno per ascoltare meglio il territorio. Parlerà dell' «altra Italia», che il partito azzurro vuole rappresentare, quella degli imprenditori che si ribellano al decreto Di Maio, dei lavoratori che rischiano il posto anche per le nuove regole sul lavoro, di cui vuole davvero la crescita del Paese, dell'impronta europeista, pur con le critiche all'Ue. Il Cav vuole motivare i suoi, rassicurare i più preoccupati per la predominanza del Carroccio nella coalizione e l'accordo di governo con i 5S, indicare la prospettiva per recuperare i voti perduti e tornare al governo con un centrodestra che può essere ancora unito, quando salterà il patto con i grillini. «L'unico contratto a termine che non vogliamo rinnovare è quello tra Salvini e Di Maio!», è la battuta del responsabile per gli enti locali, Marcello Fiori, che circola tra gli azzurri.
La base forse si aspettava qualche annuncio di nomine, di capi Dipartimenti e personalità della Consulta, cui sta lavorando Adriano Galliani e dei coordinatori regionali, di cui la metà dovrebbe essere sostituita. Ma ancora non è arrivato il momento, Berlusconi in quest'occasione vuole rimanere sulle linee guida del rilancio di Fi e i nomi arriveranno poi, forse a settembre.
Pare che l'operazione si riveli più difficile del previsto per i coordinatori, con veti e contrasti. Beghe dalle quali il Cav cerca di tenersi fuori, lui che non vorrebbe mai licenziare nessuno. Ma il rinnovamento passa sempre per una rottamazione.
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