«Ma quale soccorso a Renzi? Sull'economia non faremo sconti al governo». Berlusconi conferma al suo entourage che le ricostruzioni giornalistiche secondo cui sarebbe ben disposto a lanciare una ciambella di salvataggio al premier non corrispondono al vero. Anche perché il Cavaliere giudica la politica di Palazzo Chigi sbagliata; o comunque troppo timida sia sul fronte delle tasse, che vanno abbassate subito, sia sul fronte del debito pubblico che ha ripreso a correre. «Con il mio governo almeno non cresceva; poi con Monti, Letta e Renzi ha ripreso a salire. Serve un taglio deciso alla spesa pubblica». Facile a dirsi e difficile a farsi perché poi, con i decreti attuativi, l'apparato burocratico blocca tutto e la mannaia si trasforma in un tronchesino.
L'umana simpatia che Berlusconi prova per Renzi non va quindi confusa con un benevolo soccorso né tantomeno con un desiderio di abbraccio politico. Nessun sostegno al premier e non certo perché raccontano sia lo stesso premier - in questo spalleggiato da Napolitano - a non volerlo.
A questo proposito anche il capogruppo al Senato Paolo Romani fa chiarezza in un'intervista alla Stampa : «Sbagliatissimo ricamare sopra un nostro eventuale appoggio alla maggioranza: E oggi mancano le condizioni minime per dare vita a una grande coalizione». E, per esser più chiaro: «Siamo molto preoccupati per il Paese e riteniamo che le ricette messe in campo dal premier non ci porteranno fuori dal tunnel».
Tutto un fraintendimento? Berlusconi la pensa così: «L'equivoco nasce dal fatto che noi, a differenza del Pd nel passato, siamo un'opposizione responsabile. Non giochiamo al tanto peggio tanto meglio. Abbiamo a cuore il bene del Paese e non cavalchiamo le difficoltà del governo per un tornaconto particolare», questo il ragionamento del Cavaliere che continua a sfornare controproposte economiche nella speranza - che teme vana - che il premier le faccia proprie.
Quali? Alcune sono contenute nell'ultimo libro di Daniele Capezzone, Per la rivincita : taglio di tasse di 40 miliardi in meno in 2 anni (e poi 12 nei successivi 3), con tre destinatari: le imprese, i lavoratori e il nucleo famiglia/consumatori. Per le imprese, c'è il dimezzamento Irap e il calo dell'Ires al 23%; per i lavoratori, ci sono 10 miliardi in meno di tasse sul lavoro; per le famiglie e i consumatori, c'è la cancellazione della tassa sulla prima casa e il calo dell'Iva al 20%. Un piano choc che non ha nulla a che vedere con quanto ha intenzione di fare il governo. E lo stesso Capezzone taglia corto: «Renzi sottovaluta la situazione economica, ha perso tempo con la riforma istituzionale rinviando alle calende greche le riforme economiche, e ora spera in un mal comune, mezzo gaudio europeo».
Già, l'Europa. Altra preoccupazione di Berlusconi. Così non va. Serve una drastica inversione di rotta ma le premesse non sono buone. Soprattutto per i tempi biblici con cui opera e sui veti dei Paesi membri. Un'Europa debole sia sul piano economico sia su quello politico. Proprio la politica estera della Ue è stata oggetto di discussione dell'ex premier in una cordiale telefonata con il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan.
La commissione Ue non si è ancora insediata, debolezza nella debolezza, e sulla politica estera l'Europa non ha peso. Arranca o sbaglia come dimostrato in tutti i fronti di crisi: dall'Ucraina all'Irak, passando per la Libia e il Medioriente.