A un partito litigioso come non mai o forse poco abituato al dibattito interno, SIlvio Berlusconi raccomanda di rimanere «compatto e unito», di non cedere alle sirene renziane e neppure a quelle salviniane.
La salvezza, in un momento difficile per il calo di consensi, è riaffermare l'identità di Forza Italia e il suo «compito storico» in Italia e in Europa. Il leader azzurro non arriva a Viterbo per chiudere la convention organizzata dal vicepresidente Antonio Tajani, perché il maltempo gli impedisce il viaggio in elicottero da Milano, ma parla al suo popolo in collegamento telefonico. I messaggi centrali sono due, uno a destra e uno a sinistra. Primo: «Non è pensabile - avverte Berlusconi- un partito unico del centrodestra a trazione sovranista. L'Opa di Salvini su Fi, se c'è stata, è fallita. Agli alleati di Lega e Fdi dico che siamo diversi. Combattiamo insieme la battaglia del centrodestra ma non è la battaglia sovranista. Se qualcuno se n'è andato ci ha aiutato a fare chiarezza, Fi è sana, integra».
Dopo le polemiche su possibili appoggi all'esecutivo giallorosso, gruppi parlamentari di «responsabili» e fronde guidate da Mara Carfagna, ecco il secondo altolà: «A chi pensa a un occhio di riguardo verso il governo Conte o verso Renzi dico che si porrebbe fuori di Fi. Ma non conosco nessuno che lo faccia. Non esiste una sinistra liberale e non credo che Renzi possa crearla, comunque riguarderebbe l'altra metà del terreno di gioco». Il Cavaliere spazza via «pettegolezzi e falsità» sul partito, dice che non c'è spazio per correnti e divisioni perché Fi è una sola, «non è nel centrodestra ma è il centrodestra». Unica forza moderata, nell'epoca delle «due Italie incattivite e contrapposte, quella della destra sovranista e quella della sinistra pauperista, statalista».
Il giorno prima ad Arcore è andata la Carfagna per chiarire la sua fedeltà al partito, pur nella sua accezione fortemente antisalviniana e discutere con il Cav del tipo di opposizione da fare in parlamento. La vicepresidente della Camera non era tra i relatori di Viterbo, ma Tajani ha spiegato che è stata «invitata più volte, come tutti», aggiungendo una stilettata: «Non ho mai partecipato a polemiche, per quanto mi riguarda esiste un solo leader». Nelle stesse ore alla convention la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini, si scagliava contro chi, magari per ambizioni personali, presenta «Salvini come il nostro nemico e vuole rompere il centrodestra, mentre il vero nemico è Renzi».
Il clima a Viterbo era dunque surriscaldato e forse Berlusconi ha visto come provvidenziale la pioggia che gli ha impedito di andare. Il suo stop agli scontri interni è lo stesso dei discorsi di Tajani, sulla tre-giorni convocata «non per discutere di problemi interni ma per dare risposte ai problemi della gente». Aggiunge in numero 2 di Fi: «Quando sento Conte parlare di aumento della tassazione, che colpisce anche le merendine dei bambini e di limiti al contante, penso che bisogna piuttosto creare posti di lavoro e abbassare la pressione fiscale».
Ora gli azzurri si aspettano di capire come l'opposizione al governo Conte si tradurrà in parlamento sui singoli provvedimenti, anche discostandosi dagli alleati sovranisti. Forse già domani i tre leader del centrodestra potrebbero incontrarsi a Roma e sul tavolo ci sono anche le regionali, il primo voto in Umbria.
Servirà un confronto sulla legge elettorale, perché mentre Salvini vuole il maggioritario Berlusconi difende la quota proporzionale del Mattarellum.«La legge attuale non è così sbagliata, ma discuteremo con alleati e avversari. Basta che non ci sia una soluzione prefabbricata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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