Berlusconi boccia la manovra e prepara gli auguri di Natale

Il Cav approva la protesta di Forza Italia al Senato contro la legge di Stabilità: al governo dilettanti allo sbaraglio. Nei prossimi giorni un suo videomessaggio

Berlusconi boccia la manovra e prepara gli auguri di Natale

Lo aveva usato come metafora «giovane» della politica romana, lenta al punto da sembrare immobile. Eppure oggi anche Renzi rischia di passare per uno dei protagonisti di quell'indimenticabile cartone animato degli anni Ottanta che fu Holly e Benji . Dove, così parlava il rottamatore quando a Palazzo Chigi sedeva ancora Letta, «dopo che partiva un tiro dovevi aspettare tre puntate per vedere se era gol». E in effetti il confronto sulla legge di Stabilità andato in scena al Senato a qualcuno ha ricordato l'interminabile campo di calcio in cui si affrontavano i protagonisti dell' anime giapponese, visto che ci sono voluti due giorni due per capire che fine avesse fatto una legge di Stabilità riscritta da cima a fondo, proprio sulla falsariga delle tre puntate che servivano per sapere se Holly l'avesse messa dentro oppure no.

A 302 giorni esatti dal suo arrivo a Palazzo Chigi, insomma, Renzi inizia a perdere qualche colpo. E non solo perché vengono inevitabilmente al pettine i nodi delle tante, troppe promesse fatte. Ma anche perché si iniziano ad accavallare una serie di impegni sempre più stringenti, dalla legge di Stabilità alla riforma elettorale fino agli esami di riparazione dei conti italiani in agenda a Bruxelles per marzo.

Uno scenario che vede il leader del Pd già in affanno. A partire dai numeri della nostra economia, quello del Pil innanzi tutto. Va detto che qui non si tratta di promesse non mantenute ma di previsioni. E quella di un segno positivo nel 2014 è stata decisamente disattesa. L'Italia resta infatti incollata al segno meno della recessione. E in questo quadro Renzi rincorre su ogni fronte. La scuola, per esempio. Si era impegnato per un programma straordinario di edilizia e aveva giurato che avrebbe visitato un istituto a settimana ma niente. Ed è andata più o meno allo stesso modo con la spending review , visto che quelli che dovevano essere tagli a piene mani si sono ridotti a poche sforbiciate.

Dieci mesi dopo il suo insediamento, insomma, il rischio che corre Renzi è che la cifra del suo governo possano essere proprio le tante mancate promesse. Quei cento giorni in cui avrebbe dovuto cambiare il Paese che poi sono diventati inevitabilmente mille. E chissà che l'Italicum non faccia la stessa fine.

E invece di essere approvato entro gennaio non finisca vittima del Vietnam parlamentare di quanti lo vogliono varare il più tardi possibile così da chiudere eventuali finestre per un voto anticipato nell' election day di maggio.

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