«Tranquilli, non rottamo nessuno». Questo il messaggio che Berlusconi vuole dare ai suoi parlamentari in due cene separate: ieri ai deputati, riuniti in un ristorante al Testaccio, oggi ai senatori. Accompagnato dalla senatrice Mariarosaria Rossi, il Cavaliere la difende: «Ha preso in mano il partito in condizioni disperate e sta facendo bene. Ho piena fiducia in lei». Attacca Renzi, «non considerato all'estero perché non eletto». E poi stronca la proposta di rivoluzione fiscale del premier: «Abbassare le tasse? Non ci riuscirà. Non ci sono le coperture». Poi parla di pensioni che vanno «alzate a mille euro ed erogate alle casalinghe»; di sicurezza «servono i militari nelle città». E poi il partito: «Dobbiamo riconquistare il voto dei moderati e lo possiamo fare solo rinnovandoci. La gente è stufa dei politicanti di professione. Il 54% degli italiani ha le scatole piene di questa politica. Non possiamo chiudere gli occhi se 24 milioni di cittadini non vanno più a votare. Sono il presidente di Fi e non ho intenzione di cambiare questo nome che è bellissimo. Fi è la mia vita e voglio morire presidente di Fi».
In effetti c'è la necessità di tranquillizzare gli azzurri, molti dei quali preoccupati del progetto «Altra Italia». «E noi che fine facciamo?» è la domanda che si fanno in tanti temendo di essere accantonati al prossimo giro elettorale. Si mormora, per di più, di un sondaggio impietoso: la stragrande maggioranza degli ex elettori azzurri, ora disamorati, rivoterebbero qualcosa d'altro ma non Forza Italia. Da qui il progetto berlusconiano di fare qualcosa di nuovo aprendo le porte a volti nuovi. Anche se aggiunge: «Qualunque cosa decideremo sarà approvata da un Consiglio Nazionale». In ogni caso l'ex premier è rimasto favorevolmente colpito dal «modello Brugnaro». Luigi Brugnaro, imprenditore, lanciato da sette liste civiche ha sbaragliato un big di sinistra come Felice Casson ed è diventato sindaco di Venezia. Fare come in Laguna, quindi.
L'operazione, tuttavia, alimenta le fibrillazioni degli attuali parlamentari in cerca di un approdo per il futuro. Ma Berlusconi elogia i suoi: «Voi mi siete fedeli e non siete professionisti della politica. Quelli che c'erano se ne sono andati tutti». Fitto ha già costruito una sua scialuppa e Verdini pare in procinto di fare lo stesso. Al Senato l'ex coordinatore del Pdl si sta dando molto da fare per raggiungere quota dieci, numero minimo per fare un gruppo autonomo. I fedelissimi sono pochi (oltre a Verdini, ci sono Riccardo Mazzoni e Riccardo Conti) ma il disegno di Verdini interessa anche i senatori «lombardiani» (uomini di Raffaele Lombardo) e i «cosentiniani». A puntellare il gruppo anche due o tre fuoriusciti del M5S e il travaso potrebbe coinvolgere pure qualche fittiano anche se Fitto è radicalmente antirenziano mentre Verdini vorrebbe fare la stampella al premier.
Ma la politica arriva dopo ed è molto più forte il desiderio di non andare a casa e prolungare il più possibile la legislatura. A quando il nuovo gruppo verdiano? Mistero; anche se non dovrebbe nascere prima di settembre.
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