La solidarietà di Silvio Berlusconi al vicepremier leghista, indagato dai pm per la gestione della nave Diciotti carica di migranti, arriva con un comunicato breve, che non entra nel merito della vicenda politico-giudiziaria. «Esprimo la mia vicinanza a Matteo Salvini - scrive il leader di Forza Italia -, la cui assurda e inconsistente vicenda giudiziaria non potrà che avere un esito a lui favorevole. Ancora una volta l'autorità giudiziaria è intervenuta su una vicenda esclusivamente politica su cui non dovrebbe minimamente interferire».
È pur sempre un segnale di disgelo, dopo le tensioni scatenate dal caso di Marcello Foa alla Rai, che hanno allontanato i due alleati e fatto pensare ad un'irreparabile rottura del centrodestra. Ma i toni sono misurati, la difesa tiepida, basata soprattutto sulla tradizione garantista del Cavaliere e del partito che hanno pagato direttamente per gli attacchi delle toghe politicizzate. C'è poi l'impressione è la speranza che questa storia possa esaltare le divergenze tra Lega e 5stelle e mettere fine al governo.
Subito dopo la notizia dell'iniziativa giudiziaria contro il ministro dell'Interno, nella serata di sabato, tra il leader, che era nella sua villa in Sardegna e i suoi più stretti collaboratori, il vicepresidente Antonio Tajani, Niccolò Ghedini, Gianni Letta in testa, si è avviata una rapida e accesa consultazione. L'ala filoleghista degli azzurri voleva partire lancia in resta per una nuova crociata contro i pm, l'ala moderata frenava, sottolineando le differenze tra questo scontro tra poteri dello Stato e i processi contro la persona privata e l'imprenditore Berlusconi. Alla fine, è stata cestinata una prima dichiarazione molto dura e approvata una più equilibrata, in versione light.
Dopo il leader sono scese in campo le due capigruppo di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, che invece hanno approfondito il tema, rivendicando la necessità di una riforma della giustizia, a cominciare dalla separazione delle carriere tra giudici e inquirenti, che il governo giallo-verde non sembra voler fare, almeno a giudicare dalle ultime dichiarazioni del ministro Guardasigilli 5Stelle, Antonio Bonafede. «Ipotizzare la commissione di un reato da parte del ministro Salvini- dicono Gelmini e Bernini-, appare davvero incomprensibile. Le norme costituzionali sul punto sono più che chiare ed evidenti. La decisione del ministro, condivisibile o meno, non può trovare sindacato da parte dell'autorità giudiziaria». Parlamento e maggioranza, proseguono, «non potranno esimersi dall'affrontare e risolvere definitivamente le continue ingerenze della giustizia sulla politica». Rivendicando l'azione di Fi su questa linea e ricordando che Berlusconi, i suoi collaboratori e moltissimi esponenti del centro destra «sono stati oggetto di innumerevoli, infondate e pretestuose indagini che hanno modificato profondamente la situazione politica italiana, favorendo altre forze politiche», le due azzurre definiscono «inaccettabile» la prosecuzione di queste interferenze e, convinte che l'indagine su Salvini sarà archiviata, concludono: «Ma la riforma della giustizia non può attendere oltre».
Fi, che sulla nave Diciotti e l'emergenza immigrazione non ha mai appoggiato le scelte più radicali di Salvini, sostenendo un'azione concordata con l'Europa, più che difendere il vicepremier, sposta l'attenzione sui rapporti politica-giustizia e sulla sua regolamentazione per evitare
invasioni di campo. Anche Licia Ronzulli e Deborah Bergamini insistono sulla riforma. «Non è più rinviabile: i governi non possono essere fatti e disfatti nelle aule dei tribunali ma soltanto nelle urne», dice la Ronzulli.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.