Coronavirus

Berlusconi e Letta d'accordo sulla fermezza. L'altolà di Meloni: "Non paghino le imprese"

Forza Italia e Pd difendono il certificato, con loro Italia viva Azione e Leu. Salvini e Conte aggiustano il tiro: ok ai tamponi con prezzo calmierato

Berlusconi e Letta d'accordo sulla fermezza. L'altolà di Meloni: "Non paghino le imprese"

Linea della fermezza contro la pandemia contro linea della trattativa coi capricci novax: l'entrata in vigore del green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro spacca la politica e divide la stessa maggioranza di governo, e le coalizioni al suo interno.

Da Palazzo Chigi non arrivano segnali di ripensamento sullo strumento né sulla gratuità dei tamponi, reclamata da alcuni leader di partito che inseguono la protesta, neppure davanti agli espliciti ricatti di qualche sindacato di settore. E sulla stessa linea si attestano senza esitazioni Pd e Forza Italia, Italia viva, Azione e Leu. Mentre Fdi continua a corteggiare la protesta anti-vaccini, la Lega dà un colpo al cerchio e uno alla botte e i Cinque stelle - tanto per cambiare -non sanno che pesci prendere.

Per Fi scende in campo lo stesso Silvio Berlusconi, che si schiera a favore del greenpass: «Comprendo le preoccupazioni dei lavoratori e delle aziende più piccole, naturalmente è uno strumento perfezionabile. Sino ad oggi, però, ha funzionato bene: sta consentendo al nostro Paese di rimettersi in moto e a noi tutti di tornare a una certa dose di socialità in sicurezza», constata. E ricorda che «l'unica alternativa è l'obbligo vaccinale che, del resto, noi abbiamo proposto sin dall'inizio». Quanto alle proteste, l'ex premier sottolinea che «parliamo di un'esigua minoranza, qualche migliaio di persone in buona fede e qualche centinaio di scalmanati e agitatori professionisti. La grande maggioranza degli italiani non va in piazza: va a vaccinarsi, se non l'ha già fatto». Anche il segretario dem Enrico Letta è netto: «I tamponi gratuiti sono come i condoni a chi non paga le tasse. E i fessi saremmo sempre noi. Non andiamo dietro a chi vuole sfasciare tutto».

Dall'opposizione si tuffa invece nella protesta anti-governativa Giorgia Meloni, che cavalca la protesta novax nella speranza di guadagnare consensi in vista dei ballottaggi, accusa il governo di «surriscaldare il clima» perché pretende di applicare le leggi, e insiste: «Draghi è ancora in tempo per garantire almeno i tamponi gratuiti», ma, aggiunge strizzando l'occhio a Confindustria, «non a carico delle aziende, perché sarebbe follia: li paghi lo Stato», ossia i cittadini vaccinati. L'idea che a pagare per i lavoratori novax siano le aziende viene respinta anche dal presidente degli industriali Carlo Bonomi, che però respinge il suggerimento meloniano di far pagare Pantalone: «Il costo dei tamponi deve essere a carico di chi li deve fare, come stabilito dalla legge». Bonomi confessa di essere «preoccupato»: «C'è qualcuno che soffia sul fuoco - dice - mentre in questo momento serve responsabilità collettiva». Matteo Salvini prima annuncia di aver chiesto a Draghi «tamponi rapidi e gratuiti per i lavoratori che non hanno il green pass, perché bisogna tutelare la salute ma anche rispettare il diritto al lavoro: non ci deve essere neanche un italiano che domani rimane a casa senza stipendio». Poi, nel pomeriggio, riaggiusta il tiro e si mette in sintonia con la linea che pare prevalere nel governo: «I tamponi a prezzo calmierato sono l'unica soluzione, lavoriamo perché la situazione sia tranquilla e tutti usino la testa». Anche per il ministro del Lavoro dem Andrea Orlando si può lavorare sui prezzi: «Calmierare sì, gratuità no».

Poi c'è Giuseppe Conte, che dovrebbe dettare la linea a M5s. Due giorni fa, spiazzato dall'intervento anti-green pass di Beppe Grillo, si era schierato per i tamponi gratis. Molti dei suoi, da Sibilia a Vacca a Azzolina, lo avevano smentito, difendendo la scelta del green pass.

Ieri, con rapida piroetta, l'ex premier si è riposizionato sulla parola magica: «Calmieramento».

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