Milano - Dai confindustriali lombardi Silvio Berlusconi mancava da un ventennio, mentre ne sono passati dodici dall'incontro di pugilato dell'allora premier con i vertici di Confindustria a Vicenza («Chi di voi si schiera con la sinistra ha qualcosa da nascondere!»). Ma il clima è cambiato, Berlusconi è tornato un interlocutore privilegiato con la sua storia imprenditoriale per gli industriali, che lo salutano con calore tra i selfie e lo accolgono con un «bentornato a casa», come dice il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ringraziando l'ospite per «l'onore» della visita («La sua presenza qui è molto importante, per quello che lei ha rappresentato in Italia e come imprenditore»). Il Cavaliere però non nasconde la ruggine del passato. «Prima mi sono sfogato un po' con il presidente Bonomi, ho detto che io di cose ne ho fatte ma non ho mai avuto un segno di vicinanza da parte dei miei colleghi imprenditori, tanto meno da parte di Confindustria» ricorda Berlusconi. Confindustria negli ultimi anni «ha sbagliato in tantissime occasioni come per esempio sul referendum» costituzionale di Renzi&Boschi, per cui Confindustria ha fatto campagna per il sì, mentre «era pericolosissimo e non l'hanno capito». Insomma, «mi sono tolto un dolore» accettando l'invito di Assolombarda (c'era già stato Di Maio, lunedì prossimo toccherà a Renzi), «dal '94 in poi l'associazione per me si è dissolta e non ho avuto segni. Oggi abbiamo ripreso i contatti». Ma non basta, Berlusconi chiede agli imprenditori un impegno diretto: «Scendete in campo anche voi, abbiamo la possibilità di fare un grande risultato. I vostri associati sono 300mila, con le loro famiglie arriviamo a 1 milione. E con le amanti altre 100mila» scherza il Cavaliere, che si presenta come un non politico («La politica mi ha sempre fatto schifo, è fatta di tradimenti, è un ambito molto lontano dal meglio dell'attività umana»). Rassicura gli imprenditori sulla legge Fornero, le eventuali modifiche («una impuntatura della Lega») non riguarderanno l'età pensionabile a 67 anni, un innalzamento «giustissimo visto che si è alzata l'età media degli italiani, altrimenti saltano i conti dell'Inps» avverte il leader azzurro. Ma il primo provvedimento del governo di centrodestra sarà per i giovani, lo «Young Act» lo chiama Berlusconi, per detassare l'assunzione di giovani. L'ex premier punta al 40%, ma in caso diverso non chiuderebbe ad un appoggio «responsabile» degli eletti col M5s già fuori dal movimento («Non si dice mai di no a chi dice sottoscrivo il vostro programma»). Berlusconi, che si autoassegna un ruolo da «regista», ha già in mente i nomi della squadra del suo governo, a partire dal premier, che svelerà prima del voto. «Se fosse Tajani avremmo la possibilità di avere un peso in Ue molto considerevole - dice al Corriere Live - Altri nomi non li vorrei consegnare al tritacarne mediatico». Quello del suo avvocato Ghedini è da escludere come Guardasigilli («Non ci penserei mai e lui non accetterebbe mai»).
Poi Berlusconi svela un aneddoto inedito del suo passato: «Ho fatto anche l'assistente all'Università. Ero assistente di diritto romano col professore Scherillo a Milano... Ero invidiato, perché avevo 250 studenti che mi seguivano, mentre gli altri appena cinquanta...». E figuriamoci se non gli veniva bene anche quello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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