Lo spettro di una riforma costituzionale e una legge elettorale tagliate a misura di Matteo Renzi è sempre ben presente nella mente di Silvio Berlusconi. Il pericolo dell' «uomo solo al comando» ricorre spesso nei suoi ragionamenti, pubblici e privati. E così anche in occasione di una intervista concessa a Bruno Vespa per il libro C'eravamo tanto amati. Amore e politica. Riti e miti. Una storia del costume italiano, in uscita il 4 novembre da Mondadori-Rai Eri, il presidente di Forza Italia torna a suonare l'allarme e a suggerire un correttivo possibile, quello del ritorno al proporzionale, argomento sul quale si è confrontato anche con il presidente Sergio Mattarella.
Per assicurare rappresentatività e governabilità «l'unica direzione possibile di riforma elettorale è il ritorno al proporzionale con una seria soglia di sbarramento. Se nessuno dovesse davvero prevalere sarà necessario un accordo tra due poli, come è avvenuto in Germania, in Spagna e in Austria». «Con l'Italicum si rischia la deriva populista», ammonisce il leader di Forza Italia. Per Berlusconi, l'Italicum, «affiancato alla nuova Costituzione, può creare davvero l'uomo solo al comando. Renzi l'ha progettata a sua immagine e somiglianza dopo aver vinto con il 40,8% le elezioni europee del 2014. Allora il suo consenso personale era al 56%, oggi si è ridotto al 26%. Ma comunque con un legge siffatta rischiamo di consegnare il paese a una dittatura di sinistra, a un uomo solo al comando: padrone del suo partito, padrone della Camera dei deputati che farà le leggi più importanti e che nominerà organi di garanzia come il capo dello Stato e la Corte costituzionale. Ci troveremmo di fronte a un vero e proprio regime con un leader padrone dell'Italia e degli italiani». Il Cavaliere appare anche stufo di coloro che ricordano l'iniziale adesione alla riforma da parte del Pdl. «Renzi - ricorda Berlusconi - ha cambiato 17 volte i nostri accordi, imponendoci 17 successivi cambiamenti». Vespa chiede poi a Berlusconi cosa accadrebbe se la Lega dovesse spostarsi su posizioni populiste, e in particolare se sia pensabile un riavvicinamento di Forza Italia ad Alfano, Verdini, Fitto, al gruppo di moderati che si è distaccato. «È difficile, ma dipende da come sarà la prossima legge elettorale».
Berlusconi, dunque, non si ferma nel suo impegno per il «No» al referendum. Venerdì, ad esempio, sotto la regia di Andrea Ruggieri, responsabile di Fi per i rapporti con le tv, ha incontrato a Villa Gernetto una trentina di rappresentanti del territorio, tra cui Alessandro Cattaneo e Guido Castelli, per offrire loro suggerimenti e spunti per la campagna contro il Ddl Boschi. Si muove per il «No» anche Stefano Parisi che continua il Megawatt tour, ma prepara anche l'ultimo decisivo appuntamento di gennaio quando tirerà le somme del suo percorso e presenterà il suo programma di governo, lanciando «Energie per l'Italia», l'associazione che raccoglie i contributi provenienti da tutti i territori.
Sul fronte della campagna referendaria ieri Renato Schifani ha partecipato a un incontro a sostegno del «No» promosso a Viareggio dall'ex senatore Massimo Baldini che, dopo essere stato fra i fondatori di Ncd, ha annunciato il suo ritorno in Forza Italia. Giovanni Toti, invece, prepara l'appuntamento dell'11 novembre a Genova e registra con soddisfazione l'alto indice di gradimento (82/100) che un sondaggio Tecné gli attribuisce tra gli elettori di Forza Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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