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Berlusconi, dopo la paura è la giornata del sollievo. Ma i medici: quadro delicato

Il leader resta in terapia intensiva: monitorate le risposte alle cure. Situazione complessa. Serve molta tranquillità

Berlusconi, dopo la paura è la giornata del sollievo. Ma i medici: quadro delicato

Chi conosce il Cav sa benissimo che al primo cenno di ripresa lui comincia a scalpitare. Con una vitalità che non si spegne nemmeno nei momenti più delicati.

Ma i suoi medici, Alberto Zangrillo in testa, sono inflessibili e non concedono strappi alla regola, se non qualche rapidissima telefonata. Per il resto: riposo, terapie e tranquillità. Innanzitutto perché a 86 anni non si scherza. E poi perché in un quadro clinicamente complesso, il rischio di complicanze è alto. Soprattutto quando in ballo ci sono una polmonite, una cura antibiotica, un paziente cardiopatico e una terapia - seppur blanda - per tenere a bada la leucemia. Lo scopo della terapia intensiva è proprio questo: creare equilibrio, non affaticare troppo il cuore, dare respiro ai polmoni e lasciare il tempo alle cure di fare il loro effetto contro l'infezione da un lato e contro il tumore del sangue dall'altro. Tutto gestibile ma con estrema cautela.

I medici del San Raffaele non hanno dato nuovi aggiornamenti sullo stato di salute dell'ex premier. Proseguono però gli accertamenti di routine: a cominciare da esami del sangue e Rx torace per monitorare lo stato dell'infezione polmonare e dei globuli bianchi. Anche i famigliari sono più abbottonati. Pare però gli abbiano fatto avere i messaggi dei suoi sostenitori, compresi quelli della gente comune. Che, per un uomo come Berlusconi, sono sicuramente la cura più forte.

Per il resto la giornata di ieri è stata quella in cui tutti hanno tirato un po' il fiato. Tamponata l'emergenza e riassestati i valori, è arrivato il momento in cui ci si è potuti rilassare un attimo. Ovviamente la situazione resta molto delicata.

Il quadro clinico di Berlusconi è «complesso per vari fattori: la patologia in atto, le altre patologie presenti ed il fattore età, e questo espone al rischio di complicanze» afferma Claudio Cerchione, presidente di Soho - Italy (Society of Hematologic Oncology Italy). In patologie di questo tipo si può incorrere in una «complicanza infettiva in un organismo già compromesso. Oppure c'è il rischio che la leucemia da cronica si trasformi in acuta: questo accade quando si determina una iperproliferazione delle cellule tumorali che, al tempo stesso, invadendo il midollo osseo, impedisce la normale produzione di altre cellule cruciali. In alcuni casi inoltre - prosegue l'esperto - nella malattia leucemica il Dna si incattivisce portando a delle mutazioni a carico di vari geni con l'effetto di spingere ulteriormente la proliferazione delle cellule cancerose. Più queste mutazioni si accumulano, più diventa difficile che la malattia risponda ai trattamenti. Tuttavia oggi sono possibili terapie innovative sperimentali che attraverso una stratificazione molecolare della patologia possono consentire cure più mirate».

Nel caso di Berlusconi, «il miglioramento riferito può essere effetto delle terapie di supporto che vengono generalmente impiegate in questi casi, come eritropoietina, antibiotici ed eventuali trasfusioni. Gli effetti della chemioterapia invece - rileva Cerchione - non sono immediatamente visibili».

Anche il presidente della Società italiana di nefrologia Stefano Bianchi indica nei pazienti complessi il rischio di complicanze. «La eventuale comparsa di una problematica renale in questi casi - afferma - rappresenta ad esempio una possibile conseguenza ed un ulteriore elemento di preoccupazione che potrebbe condizionare gli interventi terapeutici e tende a rendere la prognosi sempre più impegnativa». Per ripristinare la funzione renale, «si può ricorrere a terapie farmacologiche fino alla dialisi come ultima ratio.

In una struttura di alto livello specialistico, tuttavia - conclude Bianchi - sarà messo in atto tutto ciò che è necessario e questo deve rendere ottimisti».

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