Pronti a un nuovo governo di centrodestra e, se sarà necessario, anche al voto. A dirlo è Silvio Berlusconi, dopo il discorso di Conte: «Chiediamo al presidente del Consiglio di prendere atto della situazione e del risultato elettorale delle Europee e di farsi da parte per consentire la creazione di un governo che sia espressione della maggioranza e dell'anima degli italiani, di un governo cioè di centrodestra». Il leader di Forza Italia, su Facebook, non esclude un secondo scenario e cioè che sia necessario chiedere nuovamente ai cittadini il voto: «Se questo non fosse possibile con gli attuali assetti del Parlamento, siamo naturalmente pronti a elezioni anticipate che, ne siamo certi, il centrodestra unito vincerebbe sicuramente».
Giorgia meloni, leader di Fdi, parla di «gioco del cerino tra Conte, M5s e Lega» per non intestarsi la manovra. Ma è soprattutto in Forza Italia che i toni sono allarmati. La capogruppo azzurra alla Camera, Mariastella Gelmini, attacca sulla stessa linea: «Conte ha ammesso di non contare nulla e ha fatto la ramanzina ai partiti della sua maggioranza e ai relativi leader». E ancora: «Ha chiesto a Lega e Movimento 5 stelle un pronunciamento rapido, inequivocabile e chiaro, che difficilmente otterrà. Sarebbe stato molto più serio se, anziché convocare una conferenza stampa per dire cose ovvie, avesse chiamato al telefono Salvini e Di Maio e fosse salito al Quirinale a rassegnare le dimissioni».
Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri, insiste sui metodi irregolari: «L'ultimatum del premier ai suoi vice alla fine è stato molto chiaro, ma è avvenuto in modo irrituale e costituzionalmente scorretto, perché c'erano tre sedi istituzionali, e non la diretta streaming, in cui avrebbe dovuto porre la questione della durata del governo: il Consiglio dei ministri, il Parlamento o il Quirinale». E ancora: «Se Conte non ha intenzione di vivacchiare ulteriormente, gli elementi per prendere una decisione ce li ha già tutti sul tavolo: il governo è bloccato ormai da mesi, e le divisioni nella maggioranza stanno paralizzando anche il Parlamento».
Se per Renato Brunetta Conte è «un'anatra zoppa» e siamo «nel caos politico, morale e istituzionale», Mara Carfagna, l'azzurra vicepresidente della Camera, arriva a paragonare il presidente del Consiglio a don Abbondio: «Da Giuseppe Conte ci aspettavamo parole di verità che non ci sono state. Ci aspettavamo un'assunzione di responsabilità per una economia paralizzata e non c'è stata. Ci aspettavamo che assumesse un approccio da presidente del Consiglio, quale dovrebbe essere secondo Costituzione, invece continua a sentirsi il mero esecutore di un finto contratto. Conte ha rievocato Don Abbondio, i due bravi sappiamo chi sono». Con poca fantasia si può immaginare che pensi ai vicepremier.
È il presidente del Pd, Paolo Gentiloni, su Facebook, a sintetizzare: «Palazzo Chigi. La differenza impalpabile tra un ultimatum, un penultimatum e una resa» scrive l'ex premier. E il segretario dem, Nicola Zingaretti, non è più tenero: «Conte ha detto la verità: abbiamo fallito, il governo è paralizzato. Ma come possono dire: prima gli italiani? se loro per primi hanno umiliato gli italiani. Sono loro che lo hanno ammesso». Durante un comizio a Ponte a Egola, Zingaretti va giù duro: «Loro sono nati e vivono per raccontare i problemi che creano le paure agli italiani.
Noi siamo nati e viviamo per risolvere i problemi che creano paure agli italiani. Noi dobbiamo reagire offrendo una alternativa. Noi vogliamo intercettare questa paura e questa fragilità a cui rispondiamo con speranza, con politiche che creano benessere».RI
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