E adesso, occhi puntati su Strasburgo: ben sapendo che potrebbe essere una attesa assai lunga. Da ieri a impedire il pieno rientro di Silvio Berlusconi nella vita politica c'è solo la legge Severino, approvata sotto il governo Monti, che ha portato alla decadenza del Cavaliere dalla carica di senatore. Una legge applicata retroattivamente a vicende avvenute anni prima della sua approvazione, e proprio per questo contestata da Berlusconi (ma anche dai sindaci di Napoli e Salerno, Luigi de Magistris e Vincenzo De Luca) nonchè da giuristi di ogni orientamento politico. Berlusconi ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'Uomo. E se i giudici europei dovessero dargli ragione Berlusconi potrebbe chiedere che il seggio a Palazzo Madama gli venga restituito.
Da ieri, il Cavaliere ha ufficialmente chiuso i suoi conti con la giustizia. L'unica condanna definitiva incassata nel corso di vent'anni di traversie giudiziarie, quella per frode fiscale incassata nel processo per la vicenda dei diritti tv, viene dichiarata estinta dal tribunale di sorveglianza di Milano. Le motivazioni sono le medesime che portarono il giudice Beatrice Crosti il mese scorso a concedere (contro il parere della Procura) a Berlusconi lo sconto di pena: il comportamento «irreprensibile sotto ogni punto di vista» tenuto durante l'affidamento ai servizi sociali, la «rivisitazione critica» della propria condotta, il volontariato «svolto in modo serio e apprezzato da tutti gli operatori» alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone (dove anche ieri mattina, a pena ormai espiata, Berlusconi si è presentato per continuare a incontrare anziani e personale). Al Cavaliere viene perdonato anche l'inciampo iniziale, quando rischiò di farsi revocare l'affidamento per una battuta di troppo sulla magistratura. I giudici hanno creduto alle sue scuse.
Così, pena estinta. Nelle prossime ore, la Digos di Roma dovrà riconsegnare a Berlusconi il passaporto ritirato poche ore dopo la sentenza della Cassazione che nell'agosto 2013 aveva reso definitiva la condanna ad un anno di carcere. E insieme alla pena detentiva il Cavaliere vede dissolversi anche la pena accessoria, l'interdizione dei pubblici uffici che doveva scadere solo a marzo 2016, e che invece si estingue per decisione del tribunale di sorveglianza. Non era una scelta scontata, perché nei mesi scorsi erano circolate anche tesi secondo cui l'interdizione poteva restare in corso. Ma il tribunale ha deciso di seguire l'orientamento della Cassazione.
Da oggi quindi Berlusconi può tornare a ricoprire cariche pubbliche, tranne quelle (e sono le più importanti, per un politico: parlamentare, consigliere regionale, sindaco) che la legge Severino considera incompatibili con le condanne a pene detentive. Per potersi nuovamente presentare alle elezioni, l'ex presidente del Consiglio dovrà aspettare il 2019, quando saranno trascorsi i sei anni di freezer imposti dalla «Severino» (e lui, va tenuto presente, avrà compiuto gli 83 anni). Per accelerare i tempi del rientro in politica, l'unica chance è il ricorso alla Corte di Strasburgo, cui il Cavaliere si è rivolto nel settembre 2013 denunciando la violazione dell'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo: nel mirino del ricorso dell'ex premier non c'è solo la retroattività della legge ma anche la sproporzione tra la pena inflitta e le sue conseguenze politiche, nonchè la ferita alla sovranità popolare inferta con la sua estromissione dal Parlamento per via giudiziaria.
Ma la decisione di Strasburgo potrebbe tardare a lungo, probabilmente anche dopo il 2019. Il caso più recente in cui la Corte si è occupata di vicende italiane, il caso Contrada, ha visto la sentenza arrivare dopo sette anni. E anche se ieri a Strasburgo si fa presente che i due casi non sono assimilabili (anche se in fondo sempre di retroattività della legge si tratta) è improbabile che al «caso Berlusconi» venga concessa una corsia preferenziale che permetta di arrivare a una decisione in tempi più brevi di quelli toccati all'ex 007.
Il ricorso del Cavaliere infatti è stato classificato come «non prioritario» in base alle norme di funzionamento della Corte: che invece hanno portato ad una pronuncia urgente (per modo di dire: quattro anni) nel ricorso contro l'Italia di una vittima del G8 di Genova.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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