Berlusconi sceglie la linea dura «Da noi opposizione a 360 gradi»

Il Cavaliere ripete il suo atto d'accusa: «Abbiamo la consapevolezza di non vivere in una vera democrazia». E avverte il Pd sulle riforme: «Le voteremo solo se positive per il Paese. Non accetteremo più tutto»

Berlusconi sceglie la linea dura «Da noi opposizione a 360 gradi»

RomaBerlusconi ribadisce: linea dura. Dopo l'intervista al Tg5 il Cavaliere ripete il suo j'accuse nei confronti di Renzi in una telefonata al primo evento del «governo ombra» organizzato da Gianfranco Rotondi. Attacca a testa bassa: «Abbiamo la consapevolezza di non vivere in una vera democrazia - dice -. Questo è il terzo governo non eletto e c'è un premier che non ha preso nessun voto e una maggioranza che è frutto di una elezione, quella del 2013, dove il distacco è stato solo dello 0,37%». Berlusconi si aspettava di trattare alla pari e invece... Così, si cambia registro. Anche se la chiusura non è totale: «Voteremo le riforme se saranno positive per il Paese - assicura - ma riprendiamo il nostro ruolo a 360 gradi di oppositori. Non accetteremo più quanto fino a oggi abbiamo accettato». Il Cavaliere ha dato il sangue e in cambio ha ricevuto prima sberle, poi sfottò e poi minacce. Ergo, si cambia musica sia su Italicum sia sulle riforme: «Il doppio turno e il premio al 40%, un misto tra candidati nominati e preferenze: è una cosa che non sta in piedi». E ancora: dubbi sul premio perché «l'ultima imposizione è la lista unica che può ben essere realizzata per la sinistra ma è molto difficile da realizzare per il centrodestra, ora diviso e frammentato». Addio patto; almeno per come è funzionato finora. Anzi: «Dopo la fine del patto del Nazareno ci siamo sgravati il peso e ora possiamo lavorare a un centrodestra compatto». Un'apertura a Lega e Fratelli d'Italia ma anche un modo per ricucire lo strappo con Fitto che il Nazareno l'ha sempre osteggiato. Il Cavaliere non era e non è contro il patto; non era e non è contro la pacificazione nazionale ma «c'è qualcuno che lo spirito di condivisione non lo ha rispettato, non ha rispettato gli accordi. E quindi non ci sentiamo di continuare nella direzione a oggi seguita». Il Cavaliere dà stoccate a destra e a manca: «Ricordiamoci che Scelta civica si è presentata schierata nel centrodestra e voleva perseguire come obiettivo quello di far fuori chi vi parla - dice -. Ora loro che passano altrove vengono considerati degli eroi, quando qualcuno veniva da noi, invece, c'erano solo accuse». E sull'elezione del capo dello Stato va giù duro: «Ho avuto una brutta impressione circa il nostro Parlamento: ho visto mille persone applaudire a ogni frase, felici, contenti e mi hanno dato l'impressione di una felicità di appartenenza a una casta privilegiata e che concretizzava un distacco profondo con la gente che sta fuori e che non ha i soldi per arrivare a fine mese».

Forza Italia sulle barricate, quindi. Il Mattinale , redatto dallo staff del capogruppo Renato Brunetta, esulta: «Il patto è rotto! Viva il nostro sogno di libertà». E sarà proprio Brunetta, che non vede l'ora - metaforicamente - di menar le mani, a far la voce grossa in Parlamento. Portano la sua firma 1.600 subemendamenti alla riforma della Costituzione. Verosimilmente verranno bocciati visto che Renzi, alla Camera, ha una solida maggioranza. Ma questo darà la misura che il clima tra gli ex contraenti del Nazareno è tendente alla burrasca. La linea dura porta il partito su posizioni fittiane il quale, però, resta guardingo: «Serve a poco dire “l'avevo detto”. È poco elegante. Il problema è tutto quello che è accaduto prima che sarà purtroppo difficile cancellare con un tratto di penna». Insomma, la frittata è fatta. L'ex ministro Saverio Romano invece non molla: «A sentire Berlusconi non ci sarà spazio per equivoci nella posizione di Fi. Mi sarei aspettato, per dare credibilità alla nuova linea, le conseguenti dimissioni dei due capigruppo perché anche in politica non si può essere buoni per tutte le stagioni».

Insomma, non è certo scoppiata la pace tra il Cavaliere e i fittiani. Anche perché c'è qualcuno che nutre dei dubbi sulla continuità della linea dura.

«Verdini non è affatto in fuori gioco - confessa un big azzurro -. E la data da segnare in rosso sul calendario sarà quella del 20 febbraio; quando il governo prenderà in mano la delicata delega fiscale con annessa norma del 3%...».

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