Rivendica il suo ruolo di fondatore del centrodestra, ma più che al passato guarda al futuro in cui, «mandato a casa questo governo non eletto dagli italiani», tornerà al potere «la vera maggioranza». Silvio Berlusconi parla ad una piazza San Giovanni gremita, una piazza soprattutto sovranista, in cui le bandiere di Forza Italia si perdono tra le tante della Lega e di Fdi. Parla sul palco dell'«Orgoglio italiano», ma vede piuttosto i tricolori che uniscono e l'affronta per riaffermare il ruolo del suo partito, con un ottimismo non solo per le prossime vittorie dell'alleanza, da quelle regionali a quelle nazionali, ma anche per una ripresa di Fi. «Oggi i nostri numeri in Italia - dice - sono aumentati: uniti conquisteremo sicuramente una grande vittoria e siamo sicuri di vincere le prossime elezioni ovunque. Per vincere siamo tutti indispensabili, voi della Lega, di Fdi e noi di Fi. Abbiamo un grande futuro e possiamo e dobbiamo realizzarlo insieme, che vinca la nazionale azzurra della libertà».
Il suo è il primo intervento, dopo quello dei governatori delle regioni a guida centrodestra e prima di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini, che fa orgogliosamente il padrone di casa. È il leader del Carroccio che introduce Berlusconi, riconoscendogli appunto di essere stato «il primo a mettere insieme la coalizione». Il Capitano, cui l'ex premier ha riconosciuto la leadership, alla vigilia della manifestazione che deve dimostrare se del federatore ha il carisma, aggiunge: «Ne ha fatte tante e tante ne farà».
E il Cavaliere attacca: «Da qui nel 2006 abbiamo mandato l'avviso di sfratto al governo Prodi e lo abbiamo mandato a casa. Da qui mandiamo l'avviso di sfratto al governo delle tasse e delle manette». Quello che il centrodestra ha fatto 13 anni fa, ora per Berlusconi ha il «grande dovere» di fare di nuovo. «Perché questi ti spremono come un limone e se non paghi dimostrano con i loro magistrati che evadi per oltre 50 mila euro e ti sbattono in galera, per 8 anni».
La piazza è tiepida, ma si fanno sentire i drappelli di azzurri, i giovani con le bandiere di Fi che applaudono e ritmano: «Silvio, Silvio, Silvio...». Lui continua, con il suo «no al governo delle tasse, delle manette, della burocrazia, del giustizialismo fuori controllo», quello di Pd-M5S-Leu-Italia Viva. Ma il Cav aggiunge alle «quattro sinistre» in parlamento, una quinta, «quella giudiziaria, della parte della magistratura che non ha mai smesso di perseguitare gli avversari politici».
Chiede elezioni, Berlusconi, contro questi governanti che «litigano su tutto ma sono uniti nel non far votare gli italiani». Perché finché non si andrà alle urne non potrà essere riconosciuta quella che per il Cav è nel Paese «la maggioranza vera», come hanno dimostrato tutte le ultime elezioni: «l'Italia non vuol essere governata dalla sinistra, dai comunisti da salotto del Pd e da strada dei 5S».
Dalla folla, stavolta, è un'ovazione: «Elezioni, elezioni, elezioni!».
Prima, però, bisogna far cadere il Conte bis, «che in poche settimane ha già dimostrato di essere pericoloso e di voler mettere a rischio la libertà di ciascuno di noi». La ricetta, per Berlusconi, è unica: «Noi qui rappresentiamo la migliore Italia, che lavora, che produce. Solo se siamo tutti assieme potremo cambiare la nostra Italia».
Il leader azzurro rivendica poi la sua storia personale, quella dei suoi governi e si distingue per i toni misurati da quelli urlati di Salvini e Meloni. «Siamo sicuri di vincere anche tutte le prossime elezioni regionali, in Umbria, in Calabria, in Emilia, in Campania, ovunque si andrà a votare».
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