Con un'intervista mattutina a Rtl 102,5 Silvio Berlusconi smentisce le indiscrezioni su sue presunte mire o ambizioni per questa campagna elettorale. Lavorerà per gli altri. E si schermisce con classe alla più provocatoria delle domande. «Io premier? Lo sono stato a lungo. E anche l'università di Siena, che certo non può essere ascritta tra i nostri sostenitori, ha riconosciuto che negli ultimi cinquant'anni il governo che ha inciso di più nella vita degli italiani è stato quello che ho avuto l'onore di guidare». Il leader azzurro non conferma nemmeno la sua candidatura per il Senato («Vedremo») e continua il suo impegno per l'Europa.
È il saggio uomo delle istituzioni che parla. E che sottolinea la debolezza dei suoi avversari. Soprattutto la debolezza di idee e quell'eccessivo accanimento contro l'avversario politico. «Trovo molto triste che tanti leader politici si mettano insieme, dall'estrema sinistra agli ex grillini, dai cattolici ai radicali fino a certi cosiddetti liberali - dice -, non già per realizzare un progetto per l'Italia, ma solo contro qualcuno o qualcosa. È un antico vizio della sinistra, che essendo profondamente divisa e povera di idee, per stare insieme deve trovare un avversario da combattere». Oggi quell'avversario su cui accanirsi è la leader di Fratelli d'Italia. «Contro di lei - commenta Berlusconi - è in atto una demonizzazione vergognosa, come è stata fatta di volta in volta verso tutti i leader di centrodestra che hanno avuto successo nei sondaggi. Il presidente di Forza Italia ricorda cosa accadde nel 2009: «Avevo raggiunto il picco massimo di popolarità nei sondaggi: allora è cominciata la campagna di calunnie demolitrici che due anni dopo hanno portato alla caduta dell'ultimo governo scelto dagli italiani».
E la demonizzazione inizia là dove il partito di Enrico Letta punta a fare una ampia coalizione solo per fare da diga contro l'ipotesi di un governo di centrodestra. Senza idee e valori da mettere sul piatto, sottolinea Berlusconi. E su Calenda spiega che l'alleanza con i dem è «spinta soprattutto a ingannare gli elettori moderati». I leader di Azione e del Pd, dice Berlusconi, «hanno fatto un accordo per impedire a quelle che loro chiamano le destre di governare, ma non ci riusciranno. Trovo molto triste che si mettano insieme non per realizzare un progetto per l'Italia ma solo contro qualcuno e qualcosa». Mentre al leader di Italia viva tende la mano: «Renzi è un giocatore di scacchi nei palazzi della politica, ma nel Paese non rappresenta nulla. Se davvero volesse costruire un centro e non disperdere i voti potrebbe farlo con noi».
Sull'esito delle elezioni il presidente di Forza Italia non ha dubbi e accetta anche di fare l'identikit del prossimo esecutivo. «Un governo di alto profilo, credibile in Europa e nel mondo anche grazie alla presenza di qualche eccellente individualità dell'economia, della cultura, della scienza» che lavorerà «naturalmente a fianco degli esponenti dei partiti che ne faranno parte. La ripartenza dell'Italia è appena cominciata: dobbiamo implementarla e consolidarla».
E sull'indicazione dei ministri prima del voto si allinea a Matteo Salvini ma soprattutto per quanto riguarda la quota dei cosiddetti «tecnici». «Il centrodestra - spiega - farà appello alle migliori energie del Paese e mi auguro si possano rendere note le risposte già prima delle elezioni per consentire agli elettori di orientarsi». E sull'alleato dice: «Con la Lega abbiamo molti punti in comune, ma certamente linguaggio e atteggiamenti di Salvini non sono i nostri, così come l'elettorato». Pure sul gradimento di Forza Italia Berlusconi si mostra ottimista. «Nella mia vita ho sempre fissato l'asticella di un traguardo un po' più in alto di quello che i miei amici e i miei avversari ritenevano ragionevole - spiega -, e ho sempre vinto queste scommesse. Stavolta non pongo un limite, i sondaggi sono in crescita costante In passato il mio impegno in campagna elettorale ci ha aggiunto anche 10 punti. Ora vedremo».
E poi c'è la ricetta economica con cui imporre un argine alla crisi. «Dobbiamo far ripartire la crescita - avverte il leader azzurro -, mettere le aziende in grado di fare utili e investire, mettere più soldi in tasca agli italiani per i consumi e il risparmio. E ci si arriva con un netto taglio alle imposte, lasciando denaro all'economia reale per consumi e investimenti, quindi per creare posti di lavoro che a loro volta fanno circolare ricchezza e alleggeriscono l'esigenza di sussidi pubblici. È quella che abbiamo chiamato equazione liberale dello sviluppo».
Un nuovo miracolo italiano, insomma, è possibile. Come nel '94.
«Io sono quel Berlusconi, con lo stesso entusiasmo e la stessa fiducia - conclude -. E con un po' di esperienza in più. Parlo del miracolo italiano perché ci credo davvero: questo Paese è capace di cose straordinarie, e noi faremo la nostra parte per realizzarle».
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