Berlusconi puntella il patto del Nazareno: Renzi non cambi di testa sua. Ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: sulle riforme il premier è impantanato fino al collo. Il Cavaliere, tuttavia, non gioisce affatto della situazione. È vero che il governo, sul nuovo Senato e la riforma del titolo V, è in estrema difficoltà; è vero che Berlusconi potrebbe dire «te l'avevo detto che era non era opportuno spingere troppo sull'acceleratore ed era meglio avere un altro atteggiamento nei confronti delle opposizioni»; è vero che col passare delle ore il premier mostra tutta la sua debolezza. Ma il Cavaliere non intende sparare sulla croce rossa; non vuole cavalcare politicamente la situazione di stallo nella quale s'è infilato il governo, soprattutto a causa dell'arroganza con cui s'è mosso. Berlusconi pensa soprattutto agli italiani: «Le riforme vanno fatte: i cittadini questo si aspettano e noi dobbiamo contribuire a sbloccare la situazione».
Questo l'input che arriva da Arcore anche se non è ancora chiaro come si può sciogliere il fronte ostruzionistico. A lavorarci, in prima linea, l'uomo cinghia di trasmissione con Matteo Renzi, Denis Verdini. È lui che ha gestito la faticosa partita della legge elettorale, argomento che per forza di cosa rientra nel capitolo riforme come paragrafo che potrebbe sbloccare la situazione di stallo. Che sia Verdini l'uomo chiave e che in queste ore sia lui a gestire la patata bollente in stretto contatto con il governo non è un mistero. L'ex coordinatore del Pdl è lì, in Aula, a condividere l'agonia di una maggioranza che cerca in tutti i modi di evitare voti segreti e prova a parare i colpi ostruzionistici che arrivano da tutte le parti. «Toh, appare anche Verdini, 0,09% di presenza in Aula ma guardiano del patto del Nazareno», scrive su Facebook il senatore leghista Stefano Candiani. Altro pontiere azzurro è il capogruppo al Senato Paolo Romani, anch'egli impegnato a trovare una via d'uscita. Il Cavaliere lascia fare a loro e difficilmente potrà contribuire a risolvere la situazione di persona con un faccia a faccia con il premier: una brutta caduta in bagno, in seguito a un virus influenzale che lo ha molto indebolito, gli ha infatti causato un taglio alla nuca che lo tiene immobile ad Arcore.
Si cerca di uscire dall' impasse . Ma come? Ovvio che il nodo resta quella della legge elettorale. I piccoli partiti, Sel in testa, potrebbero ritirare gran parte degli emendamenti se avessero la certezza che le soglie di sbarramento previste dall'Italicum (4,5% per la coalizione, 8% per chi corre da solo, ndr ) venissero riviste al ribasso. Per loro sarebbe una questione di vita o di morte. Ma fino a che punto l'asticella potrebbe calare? E soprattutto: il timore di Berlusconi - ma anche quello di Renzi - è che abbassandole troppo si stravolgerebbe il senso che sta alla base del patto. Ossia: evitare che in futuro i piccoli partiti possano proliferare e tenere sotto scacco la maggioranza con il loro potere di veto.
Dove sia il punto di caduta non è dato sapere ma gli azzurri, specie quelli più intransigenti come il capogruppo alla Camera Renato Brunetta, hanno poca voglia di togliere le castagne dal fuoco a Renzi. E, sul tema Italicum, Brunetta scrive nel suo Mattinale : «La nuova legge elettorale, licenziata in prima lettura dall'Aula di Montecitorio a metà dello scorso mese di marzo, è già il risultato di un percorso accidentato e approfondito, nato con il patto del Nazareno e conditosi via via di reciproci compromessi e di nuove mediazioni. Il testo approvato dalla Camera e insabbiato (ahinoi) a palazzo Madama dal 16 marzo, non è quello che auspicavamo o sognavamo ma è il miglior testo possibile. Per Fi i patti sono sacri». Come a dire: sbrigatela da solo.
Ma se c'è una cauta disponibilità a sbloccare l' impasse in Senato sulle riforme, Berlusconi non intende fare sconti al premier sull'economia. E su questo punto il Cavaliere vede nero: teme una manovra correttiva in autunno.
Ed è sempre Brunetta a mettere il dito nella piaga: «L'ostinazione del governo a negare la necessità di una manovra in autunno altro non fa che generare incertezza nei cittadini, aggrava una situazione economica già compromessa e porta il Paese verso il baratro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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