Berlusconi: su Libia responsabili ma l'attacco al Rais fu un errore

Berlusconi conferma l'appoggio al governo ma solo sulla politica estera: non siamo come la sinistra. Regionali, restano i nodi Campania e Veneto: diplomazie al lavoro

Berlusconi: su Libia responsabili ma l'attacco al Rais fu un errore

Roma«Opposizione responsabile; come del resto siamo sempre stati». Berlusconi, che dedica il tradizionale lunedì alla famiglia, conferma che in politica estera l'appoggio al governo non è in discussione. «Non siamo mica come la sinistra che quando eravamo noi al governo non esitava a mettere i bastoni tra le ruote anche quando c'era di mezzo la Patria». Il Cavaliere conferma che quando c'è in ballo una crisi internazionale Forza Italia antepone e anteporrà sempre i superiori interessi nazionali. «Non dobbiamo far mancare il nostro supporto in politica estera», dice l'ex premier anche se - a tutt'oggi - non è chiara la linea di palazzo Chigi. Anzi, nelle ultime ore il governo è apparso un po' ondivago e alle parole molto determinate dei ministri di Difesa ed Estera, il premier Renzi è parso tirare molto il freno a mano rispetto all'eventualità di un intervento diretto in Libia. Il Cavaliere spera però che Renzi vada in Parlamento al più presto per coinvolgere tutte le forze politiche: «In quel caso saremo pronti a fare la nostra parte, anche se dovessi prendere decisioni gravi». E quella più grave, l'extrema ratio, sarebbe un intervento in Libia. Cosa che Berlusconi non si augura certo ma che non esclude a priori. Si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Comunque avevo ragione io a dire che l'intervento armato del 2011 sarebbe stato controproducente. I fatti mi danno ragione». Amara consolazione.

Lo sottolinea anche la portavoce di Forza Italia Deborah Bergamini che poi va oltre e chiama in causa l'Europa: «Di fronte al pericolo che ormai bussa alle nostre porte serve il coraggio di una risposta determinata e unitaria che può e deve partire solo dal nostro Parlamento - dice in una nota - Il governo si presenti quindi alle Camere, subito. È il momento di guardarci in faccia, dirci come stanno le cose e decidere come procedere. Senza escludere nessuna soluzione. E insieme a noi deve farlo l'Europa, grande assente ad oggi nelle crisi internazionali e nel Mediterraneo». Riforme ma non solo: è ragionevole pensare, infatti, che anche il tema Libia sarà al centro del colloquio che oggi il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, avrà al Quirinale con il capo dello Stato.

Berlusconi arriverà a Roma oggi e, più che di riforme costituzionali, il Cavaliere si butterà a capofitto sul file alleanze alle prossime elezioni amministrative. In cima alla lista c'è il nodo Campania dove l'ex premier confida di confermare il governatore uscente Stefano Caldoro. I centristi di Area popolare (Ncd-Udc) non avrebbero problemi ad appoggiare Caldoro ma la Campania è strettamente legata al Veneto; e qui il gioco si complica. Perché lassù, nel Nordest, permango i veti della Lega che continua a vedere Alfano come fumo negli occhi. Gli alfaniani vogliono rassicurazioni di non essere lasciati fuori in Veneto e Berlusconi avrà da lavorare non poco per tenere tutti insieme.

Specie se dal Carroccio continuano ad arrivare i «non possumus»: «Non ho preclusioni con Forza Italia - dice Salvini - mentre non voglio sentire parlare di Ncd che ha appena tagliato 300 milioni al Veneto. Non posso non criticare Ncd per gli sbarchi di immigrati e poi allearmi con questo partito in Regione». E il mantra del Cavaliere non cambia: «Uniti si vince».

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