Berlusconi vede Matteo: "Che faciloni al governo"

Il Cav incontra il leghista e conferma la sfiducia Ai suoi: «Primi segnali dell'esecutivo non positivi»

Berlusconi vede Matteo: "Che faciloni al governo"

«I primi segnali del nuovo governo Conte non sono certo positivi». Al pranzo di famiglia ad Arcore Silvio Berlusconi si confronta con alcuni suoi consiglieri, da Fedele Confalonieri ad Adriano Galliani a Niccolò Ghedini e mette in fila una serie di inciampi iniziali, dalle dichiarazioni sulle famiglie gay a quelle sui migranti e la Tunisia, fino a quelle sulla Flat tax. «Quanta faciloneria - commenta il leader di Forza Italia -, possibile che siano al governo e ancora parlino come in campagna elettorale?». Il no alla fiducia, oggi al Senato e domani alla Camera, non è in discussione.

Il Cavaliere è preoccupato e l'ha detto anche a Matteo Salvini, che ha incontrato a Milano. Il vicepresidente e ministro dell'Interno, alias alleato leader della Lega, è sempre rassicurante, sempre pronto a professare la sua fedeltà nel centrodestra, raccontando i passi d'esordio del governo. Nulla è stato concordato, ma viene cordialmente condiviso. Solo che poi, alle obiezioni che vengono da Berlusconi, puntualmente Salvini risponde: «Ci ho provato, mi hanno detto di no». L'equilibrio sottile del patto di governo tra Carroccio e M5S è tutto lì, in quelle frasi. Il leader azzurro capisce bene che Luigi Di Maio e i suoi cercano di farla da padroni, ma anche che Salvini gioca con furbizia su due tavoli, si tiene buoni i vecchi e i nuovi alleati e vuole le mani libere. Per ora va bene anche al Cav, un centrodestra unito, per affrontare insieme le amministrative del 10 giugno, i ballottaggi del 24. «E poi si vedrà, come si comporterà Matteo e come andrà avanti questo governo». L'intenzione è appoggiare i provvedimenti condivisi e affossare gli altri e infatti è partito il fuoco di fila sulla Flat tax in versione dimezzata, con Carfagna, Schifani, Brunetta e Renata Polverini a dire no a compromessi. «La Flat tax - spiega il portavoce dei gruppi parlamentari, Giorgio Mulè - è il punto numero 1 a pagina 1 dell'unico programma che riconosciamo». Certo, al momento di dire un no, il leader azzurro dovrà correre il rischio di rompere la coalizione.

Ma l'incontro voluto e divulgato da Salvini dice anche che lui cerca l'appoggio del resto del centrodestra, perché gli serve a bilanciare il potere grillino. Berlusconi e Salvini non parlano del voto di fiducia, che divide i tre partiti dell'alleanza, visto che Fdi si asterrà. L'ex premier conta su una Fi compatta, malgrado qualche uscita fuori dal coro, dall'eurodeputata Alessandra Mussolini a Luigi Vitali, a Francesco Giro che dà a un 10 e lode a Salvini per l'esordio.

Allarmano Berlusconi le notizie sul nuovo ordine al ministero della Giustizia di Alfonso Bonafede, ispirato da magistrati come Piercamillo Davigo e Nino De Matteo e quelle sul neo titolare del Lavoro Di Maio, che potrebbe tenersi la delega sulle Telecomunicazioni occupandosi, e si può prevedere come, di tv.

A Villa San Martino il Cav ragiona anche sull'urgenza di rilanciare Fi, per affrontare la nuova fase di difficile opposizione a un governo per metà amico e contrastare l'ormai scoperta Opa della Lega sugli azzurri.

«Da qui a settembre - è il succo del suo discorso - dobbiamo riorganizzarci, presentando facce nuove e giovani, sostituendo qualche coordinatore regionale, formando comitati di lavoro per i vari settori». Non una rivoluzione, né la scelta di delfini, ma un restyling operativo che parta da gruppi ristretti più che da singole persone.

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