Milano - A meno di due settimane dal voto in Emilia Romagna si infiamma il confronto elettorale. Lucia Borgonzoni attacca il governatore uscente (e ricandidato) Stefano Bonaccini, colpevole di aver fatto suo uno dei punti centrali della campagna elettorale del centrodestra. Fino a poco tempo fa, lamenta la candidata governatrice per il centrodestra, il governatore uscente negava l'importanza strategica dei «punti nascita», necessari per evitare alle future mamme di partorire in ambulanza o di assoggettarsi a lunghi viaggi per raggiungere gli ospedali centrali. Ora invece, ricorda la Borgonzoni, ha cambiato ipocritamente idea. «Bonaccini promette di riaprire i punti nascita - le fa eco Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia -: bene, diciamo noi. Ma allora dov'è stato negli ultimi cinque anni, quando l'assessore alla Sanità, Venturi, continuava a giustificare la necessità che i punti nascita di montagna dovessero restare chiusi?»
Questo dietrofront improvviso è un emblematico sintomo della debolezza, osservano da Forza Italia, del programma elettorale dei partiti che appoggiano la rielezione di Bonaccini.
Anche il presidente Berlusconi ieri è tornato a parlare di elezioni regionali sottolineando l'importanza strategica che il voto in Emilia Romagna rappresenta non soltanto per tutto l'elettorato che si riconosce nel programma del centrodestra, bensì più segnatamente in quella cultura liberale, cristiana e garantista che da sempre è il motore principale delle democrazie occidentali.
Il numero uno di Forza Italia sottolinea la portata storica di un voto che, qualora premiasse il centrodestra, farebbe crollare «una sorta di regime che si perpetua da mezzo secolo».
La ricetta è improntata a un liberismo lungimirante: «Basta tasse, basta sprechi e basta a una burocrazia esagerata e soffocante».
«Il prossimo governo regionale di centrodestra - annuncia Berlusconi - sarà in grado di mettere fine a un regime autoreferenziale che ha consentito che nell'ultimo anno aumentassero reati come lesioni, truffa, violenza sulle donne, e spaccio di stupefacenti». Questo, tuona Berlusconi, «non è buon governo».
Anche nell'apparentemente florida Emilia Romagna d'altronde l'economia segna il passo e il governo locale deve arginare un fenomeno che dal 2009 a oggi sembra inarrestabile. Ed è sempre il leader di Forza Italia a ricordare numero davvero impietosi. «Da undici anni - dice - è in costante calo il numero delle imprese della regione.
Soltanto nell'ultimo anno, il 2018, si sono perse addirittura 1929 imprese».È il voto moderato e liberale, spiega Berlusconi, l'antidoto a questo destino senza riscatto, «E Forza Italia - conclude -, con la sua lunga esperienza di governo, rappresenta una garanzia affidabile». PFB
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