Il bianco e il nero

"L'Ue irrilevante in Afghanistan", "Ma gli Usa si prendano i profughi"

Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo discusso con la senatrice Emma Bonino e l'eurodeputato Carlo Fidanza della crisi in Afghanistan

Il bianco e il nero, Bonino: "L'Ue irrilevante in Afghanistan", Fidanza: "Gli Usa si prendano i profughi..."

La presa dell'Afghanistan da parte dei talebani e la ricomparsa dell'Isis preoccupano la comunità internazionale e agitano anche la politica italiana. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo discusso con la senatrice Emma Bonino e l'eurodeputato di FdI, Carlo Fidanza.

Alla luce dell'attentato all'aeroporto di Kabul, si può ancora sostenere che il dialogo sia l'unico mezzo possibile per risolvere l'intricata questione afghana?

Fidanza: “Parlare di 'dialogo' in queste ore, come ha fatto Conte, è da irresponsabili. Il dialogo va a braccetto con un riconoscimento dei talebani, che la comunità internazionale non può e non deve concedere senza adeguate garanzie sul rispetto delle donne e delle minoranze etniche e religiose, sulla formazione di un governo inclusivo e la fine di ogni rappresaglia contro chi ha collaborato con la nostra missione. Altra cosa è l’interlocuzione sul campo per consentire di ultimare l’evacuazione in sicurezza. La folle gestione di Biden sta fallendo sia sul primo punto, perché non ha condizionato il ritiro a queste garanzie (al contrario di Trump che almeno ci aveva provato), che sul secondo punto, perché ha esposto i civili afghani ai checkpoint talebani e poi agli attentati”.

Bonino: “Non so se è l'unico, ma è l'unico che abbiamo. L'alternativa qual è? Io penso che si parli sempre con tutti, ma un conto è parlare con i talebani per le evacuazioni, ma legittimarli è un'altra cosa. E ho l'impressione che si avvii a una legittimazione dei talebani con eccessivo precipizio”.

Era proprio questo il momento di ritirarsi da quella Regione o si sarebbe dovuto rimanere più a lungo?

Fidanza: “Nel 2013 andai in missione in Afghanistan e già allora, sia nelle istituzioni di Kabul che tra i nostri militari a Herat, c’era molta preoccupazione perché Obama aveva annunciato il ridimensionamento della presenza militare e i talebani avevano rialzato la cresta. La richiesta unanime era: 'non andate via, non lasciate il lavoro a metà'. Anche per non vanificare il sacrificio dei nostri 53 soldati caduti laggiù. E forse anche oggi non era ancora tempo di venire via, a maggior ragione non si doveva farlo così. Quando alcuni mesi fa Biden ha annunciato il ritiro senza condizioni entro il ventennale dell’11 settembre, Di Maio l’ha salutato come un 'evento storico'. Una sottovalutazione totale, del resto non ci sorprende. Soltanto noi avevamo messo in guardia dal rischio che si è poi puntualmente verificato”.

Bonino: “Penso che gli Usa e la Nato hanno sbagliato clamorosamente previsioni, tempi e modo del ritiro. Adesso ci troviamo in una situazione non facile. È strano che i vari servizi di intelligence non abbiano previsto che annunciare il ritiro un anno prima avrebbe dato ai talebani tutto il tempo di organizzarsi. Poi i servizi credevano che i talebani avrebbero impiegato mesi a raggiungere Kabul e, invece, sono arrivati in pochi giorni. Infine, non si sono accorti che l'esercito afghano era talmente fragile da non riuscire a resistere”.

Ora cosa dobbiamo aspettarci? Scoppierà una guerra civile o una nuova guerra al terrorismo?

Fidanza: “La situazione è molto fluida. Penso che Biden, dopo questa umiliazione senza precedenti, anziché dimettersi come doveroso cercherà di salvare la faccia con l’opinione pubblica americana attraverso una serie di azioni militari contro le cellule dell’Isis-K. I talebani tenteranno di ergersi ad argine del nuovo nemico terrorista accelerando il loro riconoscimento internazionale. Nel frattempo la produzione di oppio raggiungerà livelli mai visti, per foraggiare il nuovo regime. Ma resteranno molte questioni insolute: continuerà la caccia all’uomo degli afghani che hanno collaborato con la missione occidentale? Quali diritti verranno garantiti alle donne? Che ruolo svolgerà Al Qaida, con cui da sempre i talebani hanno rapporti privilegiati? I talebani chiuderanno i confini o lasceranno fluire all’esterno centinaia di migliaia di profughi? La resistenza di Massoud troverà un accordo con i talebani o si allargherà in altre zone fuori dal Panshir? E l’Occidente, che ha lasciato nelle mani dei talebani armamenti impressionanti, sarà disposto a sostenerla o la abbandonerà?”.

Bonino: “Sicuramente per le donne afghane non si prospetta nulla di buono. Uno di questi talebani ha già detto: 'Applicheremo la sharia', mentre un altro ha dichiarato: 'Nessun afghano lascerà più il Paese' perciò il futuro non è certamente roseo. Mi pare che siamo finiti in un girone infernale, apparentemente senza accorgercene. Gli americani con Trump hanno fatto una trattativa oscura con i talebani. Non capisco né con quali talebani abbiano trattato né con quali fini, se non quello di spiegar loro che comunque ci saremo ritirati. Ce ne siamo andati sopravalutando drammaticamente la forza del governo Ghani e sottovalutando quella dei talebani. Poi, chiunque pensasse che i talebani sono un gruppo omogeneo era fuori strada. Ogni gruppo che fa parte a un mullah sono gruppi che si uniscono di tanto in tanto con alleanze molto fragili e disinvolte. C'è il rischio di trovarsi in una situazione libica con tante fazioni armate e in guerra tra di loro per ragioni di potere religioso o economico. E, in più, abbiamo visto la presenza dei terroristi islamisti, i signori dell'Isis-K che si sono ristrutturati nella provincia di Nagar, un territorio enorme tra Afghanistan e Pakistan dove si era asserragliato anche Bin Laden che né gli inglesi né i russi sono mai riusciti a conquistare. L'intelligence non sapeva che esistessero e tutto ciò è alquanto sconcertante”.


La Cina e la Russia riusciranno laddove hanno fallito gli Usa?

Fidanza: “Cina e Russia escono danneggiate dagli attentati di Kabul. Entrambe hanno interesse ad un Afghanistan stabile, persino gestito dai Talebani sotto la loro legge coranica, ma comunque stabile. I cinesi per aggiungere un tassello decisivo alla nuova Via della Seta e avere accesso alle ingenti materie prime del sottosuolo afghano, i russi per evitare un rigurgito del terrorismo islamico alle porte di casa. Senza dimenticare il ruolo importante che avranno la Turchia di Erdogan e gli attori regionali come Pakistan e Iran. Insomma, la Caporetto di Biden ha aperto ad esiti imprevedibili, ma tutti in modo diverso negativi per l’Italia e per l’Europa”.

Bonino: “Non lo so perché la situazione è molto diversa da quella che io conoscevo. So che Russia e Cina si sono mostrate quasi compiaciute della debaclé americana e hanno fatto profferte di amicizia con i talebani. Ma penso anche che la strage nell'aeroporto abbia gelato un po' i loro entusiasmi. È indubbio che l'Afghanistan sta pencolando verso l'alleanza asiatica piuttosto che verso l'Occidente. Penso che, in tutto questo bordello, l'unica iniziativa seria sia quella del presidente Draghi di cercare riunire tutti i Paesi del G20 in un summit dedicato all'Afghanistan per vedere se si trova un minimo comun denominatore altrimenti ognuno andrà per conto suo, noi europei compresi”.

Che ruolo dovrebbero avere l'Italia e l'Europa in Afghanistan?


Fidanza: “Purtroppo l’Ue non esiste se non quando si tratta di dover gestire i profughi. Perché poi se ne debba far carico l’Europa non si capisce, visto che la responsabilità maggiore del disastro è in capo agli USA. Dovrebbero farsene carico soprattutto loro. Noi ci auguriamo che Ue e governo italiano spingano affinché i profughi vengano gestiti nei paesi limitrofi all’Afghanistan, con un adeguato sostegno internazionale, ma evitando di arricchire ancora i trafficanti della rotta balcanica e di scaricare sull’Europa nuovi disperati. E dovremo aumentare la vigilanza sulle infiltrazioni terroristiche, dovute anche al fatto che i talebani hanno liberato dalle prigioni afghane centinaia di jihadisti. Sul piano politico non si può ignorare la disfatta. Nella NATO, che certamente dopo questa vicenda dolorosa necessita di un tagliando, noi europei non investiamo, non paghiamo le nostre quote e quindi non contiamo nulla al momento di decidere. L’esercito europeo, da molti evocato in queste ore, è una bella suggestione da sempre cara alla destra italiana. Ma servirebbe prima una politica estera comune che non è mai esistita (basti pensare alla Libia) perché l’Ue è troppo impegnata con burocrazia e parametri finanziari. Quanto all’Italia, se davvero gli USA si ritireranno sempre di più dai vari teatri, è necessario rimettere al centro il nostro interesse geopolitico: Mediterraneo, Africa e Balcani innanzitutto”.

Bonino: “L'Italia si è comportata bene, portando in salvo migliaia di profughi afghani, mentre l'Unione Europea si è comportata come sappiamo, cioè che di fronte ad una crisi ognuno marcia da solo, decretando la nostra totale irrilevanza. Anche in Libia è così e se, anche dopo tutti questi episodi, non capiamo che serve unità evidentemente vuol dire che noi europei siamo un po' ritardati nella comprensione di come si sta muovendo il mondo.

L'Europa dovrebbe avere una politica estera comune e anche una difesa europea comune, ma i singoli Stati preferiscono stare ognuno per sé e, perciò, stiamo a questo punto”.

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