Per la rubrica il bianco e il nero abbiamo interpellato la forzista Gabriella Giammanco e l'ex ministro Livia Turco sullo sgarbo istituzionale compiuto dal premier turco Erdogan nei confronti del presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen.
Secondo lei, la Von der Leyen ha fatto bene a comportarsi così? E lei che avrebbe fatto al suo posto?
Turco: “Credo che Ursula Von Der Leyen si sia comportata bene. Il suo atteggiamento così elegante rende ancora più evidente l'ineleganza e l'arroganza di Erdogan”.
Giammanco: “Allo stesso modo. Ursula von der Leyen si è comportata in modo signorile, ha evitato di discutere sulla forma concentrandosi sulla sostanza dell’incontro, dando una vera e propria stoccata a Erdogan nel momento in cui gli ha posto la questione dei diritti femminili. Discutibile, invece, il comportamento di Michel. Nel 2015, ad Antalya, entrambi i leader dell’Ue dell’epoca, Juncker e Tusk, furono fatti accomodare in due poltrone equidistanti da quella di Erdogan. Come ha osservato il portavoce della Commissione Ue, durante gli incontri coi capi di Stato o di governo esteri, il Presidente della Commissione e del Consiglio europeo siedono allo stesso modo. Evidentemente ad Ankara qualcosa è andato storto nonostante le delegazioni, quella ospitante e quella in visita, si confrontino sempre prima dell’inizio di una missione”.
Charles Michel avrebbe dovuto alzarsi e lasciare il posto alla Ursula?
Turco: “Sì, assolutamente. O comunque non sarebbe dovuto essere tacito e complice di questa situazione”.
Giammanco: “Sicuramente non avrebbe dovuto sedersi facendo finta di nulla”.
L'Unione Europea esce indebolita da questa vicenda?
Turco: “Non credo che ne esca indebolita. Più che altro emerge una grande differenza tra le istituzioni europee e quelle turche. Vedo solo l'arroganza altrui, non la nostra debolezza”.
Giammanco: “Questo episodio non ha restituito l’immagine di un’ Europa pronta a lottare per i propri principi liberali e democratici, per i diritti e i valori su cui si fonda. Non parlerei, però, di ‘indebolimento’, non è un singolo episodio a determinare la forza o la debolezza dell’Unione europea semmai l’assenza di una politica estera e di difesa comune. Tutte questioni che si potranno risolvere solo se il processo di integrazione sarà portato avanti, anche superando il diritto di veto dei singoli Paesi membri su certe tematiche”.
Questa vicenda segna la fine di ogni ipotetico ingresso della Turchia in Europa?
Turco: “L'ingresso della Turchia in Europa diventa sempre più complicato sicuramente a causa di gesti così poco rispettosi che rivelano una cultura un po' patriarcale e arrogante, ma non solo. L'accantonamento della Convenzione di Istanbul sulla lotta contro la violenza sulle donne è un fatto gravissimo. È il regime illiberale di Erdogan che rende difficile l'ingresso della Turchia in Europa”.
Giammanco: “L’Europa non è solo un’unione economica, occorre aderire a principi liberali, democratici, di laicità e rispettare i diritti umani per poter pensare a un percorso comune. Di certo, al momento, con Erdogan, tutto ciò appare impraticabile”.
L'Unione Europea dovrebbe continuare a finanziare la Turchia sui migranti?
Turco: “Credo che l'Europa debba cambiare la sua politica migratoria perché appaltare alla Turchia il controllo delle frontiere mi pare una scelta di debolezza dell'Europa. Credo che doversi affidare ai controllori delle frontiere esterne sia un elemento ulteriore di revisione della politica europea dell'immigrazione”.
Giammanco: “Ritengo che il fenomeno migratorio non possa prescindere da accordi con i Paesi che si affacciano sul Mediterrano e quindi dalla necessità di dialogare, per quanto possibile, con
Ankara. È, però, anche vero che la Turchia non può continuare ad utilizzare i migranti come strumento di pressione senza poi rispettare alla lettera i patti. Quello che sta accadendo al confine con la Grecia è intollerabile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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