Non sono solo gli avversari politici, Donald Trump in testa, a puntare il dito contro Joe Biden per la ritirata dall'Afghanistan che ha consegnato il paese ai talebani. Nelle ultime ore il presidente americano è finito in un fuoco incrociato di critiche anche da parte di diversi democratici e dei grandi media, solitamente abbastanza indulgenti con gli inquilini democratici della Casa Bianca. E così, il presidente ha lasciato il bunker di Camp David per rientrare al 1600 di Pennsylvania Avenue e parlare agli americani dopo un silenzio troppo lungo. «La nostra missione non è mai stata pensata per costruire una nazione. La scelta che avevo era proseguire l'accordo negoziato da Donald Trump con i talebani o tornare a combattere. Non c'è mai stato un buon momento per ritirarsi dell'Afghanistan, ma gli americani non possono e non devono combattere una guerra che lo stesso esercito afghano non vuole combattere». «Semmai, gli sviluppi della scorsa settimana rafforzano il fatto che porre fine al coinvolgimento militare degli Stati Uniti ora è stata la decisione giusta», prosegue Biden ribadendo di essere convinto fermamente della sua decisione. «La verità - ammette però - è che tutto si è svolto più rapidamente di quanto ci aspettassimo».
«È tempo che Biden si dimetta per il disonore di ciò che ha permesso che accadesse in Afghanistan», tuona Trump, mentre i membri dell'attuale amministrazione Usa tentano di difendere le mosse del presidente. «Biden non era pronto ad iniziare un terzo decennio di guerra e mettere le truppe Usa in pericolo, combattendo e morendo, per tentare di tenere insieme l'Afghanistan quando le sue stesse forze armate non combattono per tenerlo insieme», sottolinea con la Cbs il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan. Mentre il segretario di stato Anthony Blinken respinge ogni paragone con Saigon (Vietnam) e assicura che gli obiettivi della guerra in Afghanistan sono stati raggiunti. I media Usa, invece, parlano proprio di una nuova Saigon, quella che lo stesso comandante in capo aveva promesso di evitare ritenendo «altamente improbabile» che i talebani riconquistassero il paese. E solo l'8 luglio affermava che non sarebbero stati necessari gli elicotteri per mettere in salvo il personale dell'ambasciata.
Parole smentite clamorosamente dalle immagini dei talebani armati che entrano nel palazzo presidenziale mentre Ghani scappa all'estero, dell'evacuazione in elicottero del personale dell'ambasciata Usa come ai tempi del Vietnam, del caos all'aeroporto di Kabul con afghani disperati che si attaccavano ai carrelli degli aerei per fuggire.
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