Guerra in Israele

Biden pensa al dopo Bibi. "È un danno per Israele"

Il leader Usa: "Non aiuta il suo Paese". I media: "C'è l'idea di far cadere il governo". La replica: "Sbaglia, la gente è con me"

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Joe Biden è sempre più frustrato per il modo in cui Benjamin Netanyahu sta gestendo la guerra a Gaza, ed è convinto che il premier «sta facendo più male che bene a Israele» attraverso la sua condotta nella Striscia. Il presidente americano in una intervista a Msnbc ribadisce che l'alleato «ha il diritto di difendere Israele e continuare ad attaccare Hamas, ma deve prestare maggiore attenzione alle vite innocenti perse a causa delle azioni intraprese».

Per mesi Biden ha avvertito che Israele rischia di perdere il sostegno internazionale a causa dell'aumento delle vittime civili a Gaza, e le sue ultime parole sono una conferma del rapporto sempre più teso tra i due leader: il bilancio dei morti «è contrario a ciò che Israele rappresenta, e penso che sia un grosso errore», prosegue, dicendosi disposto a presentare il suo caso direttamente alla Knesset, il parlamento israeliano, anche facendo un altro viaggio nel Paese.

Affermazioni a cui Netanyahu replica immediatamente. «Se intendeva dire che conduco una politica contro la maggioranza dell'opinione pubblica israeliana e ciò danneggia gli interessi del paese, allora ha torto - spiega a Politico - Non è solo la mia politica privata, è della stragrande maggioranza degli israeliani, che è unita come mai prima d'ora. L'ultima cosa che dovremmo fare è mettere a capo di Gaza l'Autorità Palestinese che educa i suoi figli al terrorismo e paga per il terrorismo».

Il presidente Usa, da parte sua, avverte poi che un attacco a Rafah, dove si sono rifugiati oltre un milione di palestinesi, è una «linea rossa» che Israele non deve superare. Biden sembra poi aggiustare il tiro precisando che «è una linea rossa, ma non lascerò mai Israele, la difesa di Israele è ancora cruciale. Quindi non esiste una linea rossa, non taglierò tutte le armi a tal punto che l'Iron Dome non li protegga». Ma rimane fermo sul fatto che lo Stato ebraico «non può permettere che altri 30.000 palestinesi muoiano come conseguenza della caccia ad Hamas».

L'operazione imminente a Rafah potrebbe costituire una potenziale resa dei conti tra la Casa Bianca e Netanyahu, e secondo diverse fonti consultate dal New York Magazine l'amministrazione Biden starebbe esplorando modi per far cadere il suo governo di estrema destra. Nell'articolo viene citato tra gli altri un esperto israeliano, regolarmente consultato dagli americani, il quale sottolinea come «mi è stato chiesto da una persona seria dell'amministrazione che cosa potrebbe costringere al collasso la coalizione di Netanyahu. Erano interessati al meccanismo, che cosa si può chiedere che faccia collassare la coalizione». Mentre per un esperto Usa la Casa Bianca capisce che «Netanyahu si è messo da solo nell'angolo, non ha spazio di manovra, ci sta rovinando. La politica deve cambiare completamente e credo che il tempo a disposizione stia scadendo». Per il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, invece, l'operazione a Rafah è la chiave per smantellare il potere militare e di governo di Hamas, e per liberare gli ostaggi ancora detenuti a Gaza. Obiettivi di guerra che, secondo lui, gli Stati Uniti e Biden sostengono. «Questi obiettivi non possono essere raggiunti senza il collasso e l'eliminazione delle forze di Hamas da Rafah - dice - Finire la guerra senza smilitarizzare Rafah è come mandare i vigili del fuoco per spegnere l'80% di un incendio». Katz oggi pomeriggio (la serata italiana), sarà a New York per partecipare a una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu incentrata sulle violenze sessuali di Hamas, e guiderà una delegazione di decine di familiari degli ostaggi israeliani.

«Il popolo di Israele - dice Katz - non accetterà quello che è successo e non ci fermeremo finché le Nazioni Unite non dichiareranno Hamas un'organizzazione terroristica».

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