New York. Si complica lo scenario sullo scacchiere ucraino dopo la telefonata tra il presidente americano Joe Biden e il collega Volodymyr Zelensky. Telefonata che i media, ma non la Casa Bianca, hanno definito non produttiva. «C'è una possibilità concreta che i russi invadano l'Ucraina in febbraio», ha ammonito Biden ribadendo - spiega Pennsylvania Avenue - «la prontezza degli Stati Uniti con i suoi alleati e partner a rispondere risolutamente» in caso di aggressione di Mosca. Zelensky, da parte sua, ha esortato l'Occidente a non scatenare «il panico». E allo stesso tempo ha chiesto alla Russia di «fare dei passi» per dimostrare la sua volontà di non attaccare.
Tra Kiev e Washington, però, ci sarebbero nuove frizioni: la telefonata tra i due leader «non e' andata bene», ha rivelato un alto funzionario ucraino alla Cnn, e Zelensky avrebbe domandato a Biden di «abbassare i toni del messaggio»: se per l'inquilino della Casa Bianca un'invasione è praticamente certa una volta che il terreno ghiaccia in febbraio, agevolando il passaggio dei mezzi militari, secondo il collega di Kiev la minaccia e' ancora ambigua. La portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Emily Horne, tuttavia, ha contestato la ricostruzione del colloquio, affermando che «fonti anonime stanno facendo trapelare falsità». E per il segretario alla Difesa Lloyd Austin «il conflitto non e' inevitabile, c'è ancora spazio per la diplomazia». Ma dal Pentagono arriva pure un ulteriore avvertimento: «Continuiamo a vedere, anche nelle ultime 24 ore, un maggiore schieramento di forze combattenti schierate dai russi, ancora una volta, nella parte occidentale dell'Ucraina e in Bielorussia, vicino al confine», ha spiegato il portavoce John Kirby, precisando però che lo schieramento non è «marcato». Affermazioni in linea con quelle del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: «La Russia sta continuando ad ammassare unità militari, noi stiamo lavorando per una soluzione diplomatica, ma siamo preparati al peggio».
Sempre ieri, c'è stato un colloquio telefonico di oltre un'ora tra il presidente francese Emmanuel Macron e l'omologo russo Vladimir Putin, nel corso del quale i due si sono detti «d'accordo sulla necessità di una de-escalation» e un «proseguimento del dialogo». Il leader del Cremlino, come ha reso noto l'Eliseo, «non ha espresso alcuna intenzione offensiva» e ha «detto molto chiaramente che non cercava lo scontro». All'Onu, intanto, gli americani hanno chiesto di convocare per lunedì una riunione del Consiglio di Sicurezza per discutere la crisi: «Non è il momento di aspettare e stare a vedere cosa succede. Ora è necessaria la piena attenzione del Consiglio, e abbiamo chiesto un incontro pubblico per discutere una questione di importanza cruciale per la pace e la sicurezza internazionale, il comportamento minaccioso della Russia e la formazione delle sue truppe ai confini dell'Ucraina», ha spiegato l'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield. Sul fronte delle forniture energetiche, invece, Biden e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno diffuso una nota congiunta dicendosi «impegnati alla sicurezza energetica dell'Europa.
Condividiamo l'obiettivo di assicurare la sicurezza energetica dell'Ucraina e la progressiva integrazione del Paese nel mercato del gas e dell'elettrico europeo». Inoltre, Stati Uniti e Ue stanno lavorando insieme per assicurare sufficienti e tempestive forniture di gas naturale all'Europa da diverse fonti per evitare shock alle forniture.
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