Cronache

Bimbo accoltellato, fermata la madre. Le foto del cadavere inviate al papà

La donna accusata di omicidio: nella borsa forse una lama

Bimbo accoltellato, fermata la madre. Le foto del cadavere inviate al papà

Un bambino bellissimo, dai boccoli biondi e gli occhioni azzurri che si sono chiusi per sempre mentre era adagiato sul nastro trasportatore del supermercato Lidl, a Città della Pieve. Accanto una donna sconvolta, dall'aspetto trasandato, senza fissa dimora da un po', che chiedeva aiuto e poco prima teneva tra le braccia quel piccolo sporco di sangue. Sarebbe l'ungherese di 44enne anni la madre assassina del piccolo Alex, che è deceduto ieri pomeriggi dentro il supermarket, sotto gli occhi sconvolti di dipendenti e clienti.

Si delinea il quadro del macabro omicidio del bimbo di due anni. Il suo corpo è stato straziato da 9 coltellate e la mamma da venerdì è in stato di fermo per omicidio. L'ungherese ha passato la notte in caserma con i carabinieri di Città della Pieve e del Nucleo investigativo del reparto operativo di Perugia che l'hanno interrogata fino a tarda notte. Ma era in stato confusionale e ha detto di aver trovato il piccolo così, ucciso da qualcuno che non ha saputo indicare.

Ma ci sono elementi che inchiodano proprio lei. È stata l'unica a passare le ore precedenti alla tragedia con Alex e il video di una telecamera di sicurezza nei pressi di Lidl l'ha ritratta mentre da sola, con il bambino nel passeggino, si dirigeva verso il casolare diroccato e abbandonato.

Il passeggino sporco di macchie, che potrebbero essere sangue e alcuni giocattoli, un trenino e un orsacchiotto di peluche, sono stati ritrovati in un campo tra il supermercato e il casolare, insieme a un pannolino usato e tracce di alimenti. La donna sarebbe entrata da un portone sul lato posteriore e avrebbe appoggiato il piccolo su un fasciatoio di fortuna perché, a suo dire, il figlio era stanco e voleva dormire. Ma qui la sua versione diventa confusa e contraddittoria e non ha saputo chiarire il resto.

Alex era stato raggiunto da diverse coltellate, alcune al costato e alla gola. Un altro elemento a carico della mamma è una foto del figlio insanguinato trasmessa al padre del piccolo in Ungheria tramite una piattaforma social. L'uomo alla vista di quell'immagine ha «allertato tutte le autorità competenti» come si legge in una nota del procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone. Sulla circostanza di un coltello ritrovato nella borsa dell'ungherese o nel casolare gli investigatori non danno conferme. Certo è che prima portarlo in braccio nel supermarket per chiedere aiuto le gli ha cambiato la maglietta. Quella lacerata dai tagli è stata trovata a terra, di fronte al casolare, insieme a una felpa della donna su cui sono già al lavoro gli uomini della scientifica. Agli investigatori ha raccontato di essere una dipendente Ikea a Budapest, in astensione dal lavoro dal momento della gravidanza di Alex, giunta in Italia in vacanza. Ma nei giorni precedenti all'omicidio era stata in un centro di accoglienza della Caritas, assieme al bambino, poi se n'era andata senza dir nulla. Per questo è scattata la segnalazione al commissariato. Il giorno prima del delitto ha invece dormito a Chiusi, a 1 km da Po Bandino, ospite di un conoscente, in un ex night club. I carabinieri insospettiti dal suo aspetto trasandato le hanno anche controllato i documenti.

Ma risultavano in regola e il piccolo in buona salute e felice, così l'hanno lasciata andare.

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